Cronaca

Carcere al freddo, topi e blatte nelle celle e cibo a costi esorbitanti: l’esposto in Procura delle famiglie di tre detenuti

Il documento di 3 detenuti nel carcere di Agrigento, indirizzato anche al Garante nazionale dei detenuti e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, descrive un quadro drammatico

Le famiglie di tre detenuti nel carcere di Agrigento hanno presentato alla Procura di Agrigento una querela denunciando le «condizioni disumane dell’istituto di pena» in cui verrebbe commessa «una violazione sistematica dei diritti fondamentali e una tortura silenziosa». A parlare sono Angela Crugliano, Concetta Pirito ed Erminia Cotena, mogli e sorelle di detenuti, sostenute dall’avvocata Guendalina Chiesi, vicepresidente dell’associazione Quei Bravi ragazzi family Onlus a cui i familiari si sono rivolti.

Il documento, indirizzato anche al Garante nazionale dei detenuti e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, descrive un quadro drammatico. I carcerati patirebbero un freddo insopportabile e sarebbe vietato alle famiglie di introdurre giubbotti imbottiti, lenzuola di pile e scaldacollo, nonostante l’assenza di riscaldamento.

«I nostri cari rischiano ipotermia: l’acqua entra nelle celle quando piove», denunciano le famiglie. Il cibo sarebbe razionato e sovrapprezzo e ci sarebbe il divieto di fare entrare farina, lievito, salumi e formaggi. «Un pretesto per obbligarli a comprare alimenti a prezzi esorbitanti dentro il carcere», accusano. Gravi anche le carenze igieniche. C’è un solo lavandino per cella, usato come bidet, lavello e per l’igiene personale. Docce senza acqua calda e celle infestate da scarafaggi, blatte e topi. Grave anche il sovraffollamento con celle progettate per una persona occupate da quattro detenuti, brande arrugginite, materassi infestati da acari e spazio vitale inferiore a 3 metri quadrati a testa. Uno spioncino posizionato di fronte alla doccia violerebbe la privacy dei detenuti: «Uno sfregio alla dignità», scrivono ancora i familiari.

«Le celle di Agrigento replicano le stesse condizioni per cui l’Italia è stata sanzionata – spiega l’avv. Chiesi -. Qui si violano anche le regole minime su igiene e spazio vitale». Nel mirino anche la circolare del provveditore della Sicilia Maurizio Veneziano che, secondo la denuncia, «discrimina i detenuti siciliani» vietando beni essenziali consentiti altrove. «Dietro il pretesto della sicurezza, si nasconde un sistema per arricchire l’erario – afferma Chiesi -. Lo Stato lucra sulla pelle dei detenuti». Le famiglie chiedono alla Procura di Agrigento ispezioni urgenti per verificare lo stato delle celle, sanzioni per i responsabili di maltrattamenti e omissioni e la sospensione immediata della circolare regionale sulle restrizioni.

Giuseppe Recca

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