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Caravaggio e l’ampia letteratura sull’arte caravaggesca

Domani si apre a Sciacca la mostra “Caravaggio tra l’oscurità e la luce”. In esposizione 22 opere, tra cui la famosa “L’incredulità di San Tommaso”. La produzione “Mediterranea Arte” ci invia documenti degli studi sull’autenticità dell’opera

SCIACCA. Una nostra breve notizia riferita all’arrivo in città di una delle opere esposte al teatro Samonà nell’ambito della mostra “Caravaggio tra l’oscurità e la luce”, ha determinato un intervento della produzione dell’iniziativa. E nel presentare la mostra che si apre domani 1 agosto, ne approfittiamo per tentare di accennare all’ampia letteratura che avvolge da secoli l’opera caravaggesca.

Avevamo scritto che la famosa opera “L’incredulità di San Tommaso” di Caravaggio, che vedremo da domani esposta insieme ad altre preziosi tele di artisti caravaggeschi nell’iniziativa che di fatto riapre il teatro Samonà, non è la versione originale conservata nella Bildergalerie di Potsdam, in Germania, ma una delle tante versioni o copie eseguite dal maestro e da altri artisti che a lui si sono ispirati. D’altronde, secondo gli studiosi, quest’opera è forse la più replicata tra quelle di Caravaggio, mentre il dibattito su quante siano state quelle da lui realizzate è ancora in corso. Tania Spitaleri della Mediterranea Arte, società organizzatrice della mostra, ci invia tutta una serie di relazioni e perizie tecniche (in precedenza non diffuse alla stampa), per confermare che l’opera di Sciacca è autografa di Caravaggio. Non lo avevamo messo in dubbio, ma solo ricordato che di questa magnifica opera d’arte ci sono tante versioni e copie in tutto il mondo.

Le analisi scientifiche confermano che “L’incredulità di San Tommaso” che si trova a Sciacca è attribuibile in parte a Caravaggio, ma è bene precisare che per quasi tutte le opere del grande Michelangelo Merisi, non c’è nessuna documentazione, ad esempio lettere, testimonianze, atti oggettivi storici di vendita, acquisto, che ne comprovano la fattura di Caravaggio. Emblematico il fatto che per quella degli Uffizi a Firenze, identica a quella di Potsdam e da sempre ammirata, è stata trovata casualmente una lettera dove si evince che l’ha realizzata un allievo del Caravaggio a Bologna. Ma non per questo si è perso il fascino, e con esso il mistero, della meravigliosa arte caravaggesca.

Tra i documenti che ci ha messo a disposizione la società Mediterranea Arte, il più autorevole ci sembra quello di Roberta Capucci, restauratrice e storica dell’arte, che da anni affronta il tema delle indagini diagnostiche nello studio delle opere caravaggesche. La Capucci, autrice di numerosi restauri, mostre, pubblicazioni e cataloghi su Caravaggio, nel 2017 ha effettuato un minuzioso studio tecnico dell’opera in questione, già attribuita al Caravaggio e appartenente a collezionisti privati. Secondo Capucci, Caravaggio inizia a replicare la sua composizione e la lascia incompiuta (sue possono essere considerate: la testa del vecchio, la parte superiore di Cristo, la figura di San Tommaso nella parte superiore, un primo abbozzo del volto della figura a destra). Un altro pittore (forse Orsi) interviene a chiuderla.

“L’idea che Caravaggio potesse replicare i suoi lavori o alcuni di essi, per motivi di committenze o di mercato – ha detto Capucci in una intervista recente – è generalmente accettata; chi più chi meno quasi tutti gli studiosi hanno aperto questa porta. Del resto non esiste che Caravaggio fosse l’unico artista in tutta la storia dell’arte che non replicasse, con varianti, senza varianti, o come vuoi. Certo – ha aggiunto – può essere che l’abbia fatto in modo parziale o anche che abbia fatto terminare un lavoro da un suo sodale, dal momento che a tutti gli artisti è capitato di lasciare un’opera incompiuta, figuriamoci a lui, perennemente in fuga; in ogni caso una volta accettata questa idea, occorre fare un salto ulteriore, un vero cambio di passo, sia mentale che tecnologico. Mi spiego con un esempio – conclude – prendiamo l’Incredulità di san Tommaso, sapete quante versioni ci sono? Una sessantina ad oggi note”.

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