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CALTANISSETTA: CONFISCATI BENI PER 11 MLN DI EURO A EREDI DI LA PLACA

Ennesimo duro colpo al patrimoni della mafia: i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria e del G.i.c.o. del Nucleo di polizia tributaria di Caltanissetta hanno confiscato diverse unità immobiliari tra cui 2 ville di lusso, ubicate nei comuni di Resuttano (Cl) e Villasanta (mb), terreni per 250 ettari ricadenti nelle provincie di Palermo, Enna e Caltanissetta, 2 aziende agricole site in Resuttano (Cl),  società di vendite all’ingrosso, con sede a Napoli, quote e partecipazioni societarie, conti correnti e disponibilità finanziarie in essere presso istituti di credito siti in Roma, Milano, Palermo e Caltanissetta , oltre a decine di mezzi e macchine agricole nonché 200 capi di bestiame e 50 tonnellate tra sementi e mangimi.

L’intero patrimonio è stato stimato in un valore di oltre 11 milioni di euro.  Con la confisca, disposta dal tribunale di Caltanissetta – sezione misure di prevenzione- prosegue l’iter giudiziario iniziato nel mese di febbraio dell’anno 2012, con l’esecuzione del decreto di sequestro emesso, al sensi della normativa antimafia, dal tribunale di Caltanissetta – sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, a seguito della proposta per l’irrogazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale avanzata dalla procura della repubblica di caltanissetta nei confronti di Maria Antonietta Dell’Edera  e katia La Placa  (madre e figlia), eredi del defunto Vincenzo La Placa  di Resuttano (Cl).

Vincenzo La Placa , deceduto nel 2009, dagli anni 70 e fino alla sua morte è stato coinvolto in molteplici procedimenti penali per associazione a delinquere, riciclaggio, furto, ricettazione, percosse, minacce, danneggiamento, falso, truffa, peculato, commercio di sostanze alimentari nocive, abusi edilizi e reati fiscali ed ambientali.

Per gli investigatori, più collaboratori di giustizia hanno qualificato La Placa come un “cane sciolto” che, pur non appartenendo a nessuna famiglia, ha tenuto rapporti affaristici con gli altri ambienti malavitosi.

La complessa e laboriosa attività d’indagine corredata da articolati accertamenti economico-patrimoniali, sotto la direzione ed il coordinamento della D.D.A. di Caltanissetta, iniziata nel mese di gennaio 2012, si concretizzava con l’accertamento di una netta sperequazione tra i redditi dichiarati dalle due donne e l’incremento patrimoniale ricostruito. La specifica analisi contabile e finanziaria eseguita avrebbe, nella sostanza, consentito di evidenziare una marcata sproporzione del patrimonio posseduto ed i redditi delle proposte.

Le indagini avrebbero anche evidenziato contatti tra le due proposte e Tony Ciavarello, marito di Maria Concetta Riina, figlia del capo di cosa nostra Salvatore Riina, confermati dalla presenza del Ciavarello proprio presso l’azienda “La placa” di resuttano, interessata dal decreto.

L’importante risultato ottenuto dalla Guardia di finanza nel delicato settore dell’aggressione al patrimoni illeciti costituiti dalla criminalità organizzata, concretizza ulteriormente la strategia che vede il corpo quotidianamente impegnato ad individuare e segnalare all’autorità giudiziaria i capitali direttamente ed indirettamente riconducibili ad esponenti di “cosa nostra”.

Redazione Corriere

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