Bronzi di Riace, uno studio rilancia l’ipotesi siciliana: “Indizi geologici e archeologici convergono”
Pubblicato sull’Italian Journal of Geosciences della Società Geologica Italiana, lo studio integra dati geologici e archeologici per sostenere la tesi secondo cui le statue sarebbero state legate alla città di Siracusa e ai Dinomenidi.
Un lavoro scientifico di 42 pagine, firmato da 15 studiosi appartenenti a sei università italiane (Catania, Ferrara, Cagliari, Bari, Pavia e Calabria), riaccende il dibattito sull’origine dei celebri Bronzi di Riace. Pubblicato sull’Italian Journal of Geosciences della Società Geologica Italiana, lo studio integra dati geologici e archeologici per sostenere la cosiddetta “ipotesi siciliana”, secondo cui le statue sarebbero state legate alla città di Siracusa e ai Dinomenidi.
La ricerca, frutto di un approccio multidisciplinare che ha coinvolto geologi, archeologi, storici, paleontologi, biologi marini ed esperti di leghe metalliche, utilizza metodologie tipiche della geologia – carotaggi, analisi chimiche e mineralogiche, studio di microfossili – per indagare la provenienza dei materiali. I risultati confermano la differenza tra le terre di saldatura e quelle di fusione: le prime riconducibili alla foce dell’Anapo a Siracusa, le seconde al delta del Crati in Calabria. Ciò suggerisce che le statue siano state realizzate a sezioni separate in un’officina di Sibari e poi saldate e collocate a Siracusa.
L’ipotesi, già avanzata negli anni ’80 dall’archeologo Robert Ross Holloway e ripresa da Margareth McCann, è stata recentemente rilanciata da Anselmo Madeddu nel volume Il mistero dei Guerrieri di Riace: l’ipotesi siciliana. Lo studio coordinato dal geologo Rosolino Cirrincione dell’Università di Catania ha inoltre dimostrato la provenienza delle argille di saldatura da una cava presso il fiume Anapo.
Secondo Rodolfo Carosi, presidente della Società Geologica Italiana, la novità più rilevante sta proprio nell’integrazione tra discipline diverse: “Geologia e archeologia si incontrano per offrire nuove chiavi di lettura su un capolavoro dell’arte antica. È un approccio che apre la strada anche alla Geologia Forense, utile per la tutela e il tracciamento dei beni culturali”.
Il mosaico di indizi avvalora dunque la tesi che i Bronzi possano essere stati commissionati dai Dinomenidi e realizzati da Pitagora da Reggio, scultore attivo alla corte siracusana, già autore – secondo studi recenti – dell’Auriga di Delfi. Una prospettiva che unisce rigore scientifico e fascino archeologico, restituendo nuova linfa a uno dei più grandi misteri dell’arte antica.




