BONO BONO…MI STO. DI PAOLA NON DECIDE E INCONTRA ALFANO

Editoriale di Filippo Cardinale

L’anno in corso volge al termine e mancano gli sgoccioli per la sua conclusione. L’anno che verrà, oltre a confermare una situazione socio-economica difficilissima che si aggrava sempre più, al di là dei falsi ottimismi dei politici, offrirà una certezza: le elezioni del nuovo sindaco e il rinnovo del consiglio comunale. L’elezione comunale è rimasta, oltre a quella regionale, l’unica occasione rimasta al popolo “sovrano” (aggettivo rimasto solo sulla Carta costituzionale). I deputati nazionali vengono nominati, i Governi ormai si formano per “chiamata” diretta dal Presidente della Repubblica.

La massiccia partecipazione alla recente consultazione referendaria ha mostrato, in modo inequivocabile, la voglia del popolo, sempre più escluso dalle consultazioni, di esprimere rabbia e malessere. Non vorremmo scrivere disgusto, ma questo, purtroppo, è il reale sentimento. Dunque a maggio si vota a Sciacca. Ancora oggi, gli operatori della politica locale sono alla ricerca di strategie per chiudere il cerchio. Un cerchio che prima non presentava le difficoltà di oggi. Nei tempi attuali chi scalpita per diventare sindaco è davvero coraggioso. Forse, incosciente. Lo è in relazione alle enormi difficoltà in cui sono costretti a operare i comuni, privati sempre più dei fondi nazionali e regionali. Lo è in funzione dell’allontanamento dal territorio da parte dei deputati, forti di essere nominati e non più preferiti. In prima linea, sul fronte delle battaglie quotidiane, sono rimasti i sindaci sulle cui spalle viene caricato ogni problema, locale, provinciale, regionale e nazionale. Del resto, il sindaco è sul territorio, i deputati, invece, godono della vita agevole e privilegiata dei palazzi del potere. Ancora oggi, a Sciacca non solo non c’è certezza sui prossimi candidati sindaci, ma c’è anche incertezza sulle alleanze dei partiti. L’unica certezza è la partecipazione alla competizione elettorale del Movimento 5 Stelle che inaugura la presenza del terzo polo. Ospite che crea forti difficoltà agli schieramenti politici tradizionali. Nell’ambito dei grillini, ancora deve maturare la scelta del candidato. Ma la loro partecipazione è cosa scontata. E certamente, sono seri concorrenti. Anzi, è la squadra da battere, è la squadra che rompe le certezze dei nostri politici locali, molti dei quali usano ancora un pallottoliere che dà numeri falsati. Ma veniamo al nocciolo del nostro titolo.

BONO BONO … MI STO . L’attuale presidente del Consiglio comunale, Calogero Filippo Bono, oggi gode di un consenso positivo. E’ considerato affidabile, serio, non dedito alla smania della sovrapposizione. Gode di un apprezzamento che abbraccia i vari segmenti della città, e la sua piattaforma solida e robusta rimane il settore della marineria. Oggi il moderato Calogero Filippo Bono è l’unico vero erede del vasto settore marinaro. L’ex deputato regionale Vincenzo Marinello è “scomparso” da quell’ambiente, ma anche dalla città, impegnato nel suo ruolo di docente universitario.

Giocando sul cognome dell’attuale presidente del Consiglio comunale, abbiamo scritto che Bono…mi sto . Nel senso che non scalpita, né attende l’esito della decisione di Fabrizio Di Paola. E’ ovvio, pleonastico, anzi banale, che un’eventuale replica di esperienza sindacale di Di Paola non pone Bono nelle condizioni di una sua candidatura. Non è così sprovveduto da scendere in campo in un clima conflittuale che non vuole affatto. Bono…mi sto, significa ben altro. Esattamente che non ci sono le condizioni, almeno per adesso, di una candidatura che sia la sintesi del centrodestra. Calogero Filippo Bono non è oggetto dell’ansia da prestazione. Sa di avere un buon apprezzamento tra la gente, ma non è disposto ad assumere rischi inutilmente.

Che centrodestra c’è attualmente? Polverizzato, sfilacciato, disorientato. L’Ncd perde pezzi a livello nazionale, regionale. Ha perso anche l’Udc, partito con il quale a livello nazionale supera di pochissimo un consenso del 3%. Lo stesso Angelino Alfano, leader di un partito che perde consensi ed elezioni (vedi Favara e Porto Empedocle, per rimanere vicini), non ha certezze e non è in grado di offrire garanzie ai suoi. L’alleanza di centrodestra che vinse le elezioni dopo l’abbandono di Vito Bono non esiste più. Forza Italia non è quella di una volta e ha perso pezzi. Le liste civiche che hanno gravitato attorno la candidatura di Fabrizio Di Paola hanno esaurito la loro propulsione, innestandosi nel tronco del senatore Giuseppe Marinello. Ma è il centrodestra che è mutato e di parecchio. E’ privo della forte propulsione che ebbe con l’esperienza troncata del centrosinistra alla guida del governo cittadino. Allora c’era il vento favorevole della delusione del centrosinistra. Ma oggi, avanzano minacciose le armate grilline.

Calogero Filippo Bono, dunque, se ne sta “ bono bono ” perché consapevole di un clima elettorale e politico che non è affatto chiaro. Conviene navigare nella fitta nebbia? No, e non lo fa. In conclusione, l’immediato futuro politico dell’attuale presidente del Consiglio comunale non è direttamente proporzionale alle scelte di Di Paola.

DI PAOLA NON SCEGLIE. Quanti aspettano la conferenza stampa del sindaco, programmata per fine anno, rimarrà deluso se attende messaggi in merito la decisione del sindaco se ricandidarsi. A eventuale domanda, il giornalista rimarrà deluso. Fabrizio Di Paola vive un lungo periodo di difficile meditazione. La sua elezione a sindaco alimentò le attese di molti, consapevoli della statura di Di Paola. Non v’è dubbio che la sindacatura vissuta dall’attuale primo cittadino non è paragonabile oggettivamente ai fasti degli anni che furono, quando i soldi statali e regionali arricchivano corposamente il bilancio comunale. Ma è pure vero, ed è difficile provare il contrario, che Fabrizio Di Paola ha commesso errori, rimarcati dalla sua stessa maggioranza.

Il fatto stesso che da 18 consiglieri comunali iniziali che sostenevano la sua Giunta, si sia passati a 12, rende palese un malessere nato all’interno di quella che era la sua corazzata. Alcune importanti delibere sono state approvate con il provvidenziale apporto di componenti che lo hanno appoggiato nell’ambito della terna interscambiabile Turturici, Monteleone, Ambrogio.

La chiusura delle terme è avvenuta nel corso del suo mandato. E’ un fardello enorme. Ma Di Paola farà l’elencazione di cose fatte, opere pubbliche incompiute che si sono compiute. Il teatro, l’inaugurazione della chiesa della Perriera, il (quasi) completamento della piscina comunale, il completamento e l’affidamento della gestione della casa albergo della Perriera, l’inserimento del rifacimento del viadotto Cansalamone nel Patto per il Sud.

Al di là dei sorrisi e pacche di convenienza sulle spalle, oggi Di Paola ha perso slancio. Il periodo sindacale si è trasformato stato quasi un calvario per lui e in diversi momenti è emersa la stanchezza di chi stenta a proseguire. Il bilancio che Di Paola presenterà a fine anno ai giornalisti (platea affollatissima, ma in pochi esercitano) sarà, evidentemente, positivo. Nonostante ciò, oggi incombe ancora il dubbio su cosa farà Di Paola. Si ricandiderà o no? Il dubbio è talmente grande che l’attuale sindaco sente la necessità di incontrare Angelino Alfano e Giuseppe Marinello. L’incontro è fissato a Roma. E’ assai difficile immaginare che garanzie potrà offrire sul piatto il ministro degli Esteri che non parla l’inglese, il quale deve sforzarsi parecchio per garantire se stesso e noti esponenti del suo piccolo partito.

Gli anni sono passati, Fabrizio Di Paola ha qualche anno in più. Possiamo solo consigliargli di fare attenzione alle promesse, specialmente quando esse provengono da politici. Faccia una disanima della situazione, serena e obiettiva, senza farsi influenzare dai richiami delle sirene che stanno per affogare. Troppo ha pagato Fabrizio Di Paola per promesse di politici senza coscienza. Ha pagato conti salati, ha dovuto digerire delusioni e amarezze. Si tenga strettissimo al palo maestro per evitare ancora i richiami delle sirene.

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