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Bocciatura all’Ars del fondo a sostegno dell’editoria: altro scontro Schifani-Catanzaro

Il governatore: “Comportamento biasimevole e irresponsabile dell’opposizione e di franchi tiratori”. Il capogruppo PD: “Schifani si crede un monarca imponendo il bavaglio al dibattito parlamentare”

All’Assemblea regionale siciliana è stato affossato, con voto segreto, l’articolo 2 della manovra ter che prevedeva un fondo da 4 milioni di euro a sostegno dell’editoria. La misura, approvata all’unanimità in Commissione Bilancio e sostenuta dal Sindacato della Stampa parlamentare, avrebbe vincolato l’accesso ai contributi pubblici all’assunzione di almeno due giornalisti con contratto per ogni testata, con l’obiettivo di unire tutela occupazionale e qualità dell’informazione. Il presidente della Regione, Renato Schifani, che aveva appoggiato fortemente la norma, ha annunciato l’intenzione di riproporla nella manovra quater di settembre, ma non ha disdegnato un passaggio politico: “La bocciatura – ha detto – è il risultato di un comportamento biasimevole e irresponsabile dell’opposizione e di franchi tiratori che, protetti dal voto segreto, hanno scelto di danneggiare un settore strategico per la democrazia siciliana”,

Il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, ritiene però che il maggiore responsabile della bocciatura sia proprio il governatore: “Credendosi il monarca di Sala d’Ercole – dice il parlamentare saccense – ha imposto il bavaglio al dibattito parlamentare determinando una prevedibile reazione da parte delle opposizioni e di deputati della sua stessa maggioranza che, come noi, hanno avuto il coraggio di ribellarsi a chi è convinto di arrivare in aula solo per dettare ordini”. “Siamo ben consapevoli dell’importanza del ruolo dei giornalisti, dell’editoria e del mondo dell’informazione. Proprio per questo – aggiunge Catanzaro – con lo stesso senso di responsabilità che ha sempre contraddistinto la nostra azione da forza di opposizione, siamo pronti a discutere la norma nella prossima sessione utile purché il governo, ad iniziare dal presidente Schifani, metta da parte gli slogan e la propaganda e abbia un atteggiamento di rispetto nei confronti del parlamento”. 

Giuseppe Recca

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