L’assemblea dell’ATI di oggi pomeriggio è riuscita a partorire il nulla. Forse un misero topolino. All’ordine del giorno c’era la discussione sulla bozza che deve avere la nuova società che gestirà il servizio idrico integrato al posto di Girgenti Acque. Ma la discussione è stata troncata perché, come richiesto da qualche sindaco, è necessario comprendere prima chi farà parte del nuovo assetto. Rimane, dunque, il nocciolo della questione: chiarire l’anomalia che divide in due parti l’ATI tra Comuni consegnatari delle reti e impianti e Comuni non consegnatari.
Secondo il sindaco Carmelo Pace, “non è possibile che Comuni che non sono consegnatari abbiamo anche il potere di intervenire su una bozza di nuovo assetto societario, magari cassando o modificando articoli dello stesso”.
Intanto, tutti i 16 Comuni non consegnatari reclamano l’articolo 147, comma 2 bis, lettere a) e b) del D.Lgs. n. 152/2006. Consente, secondo specifiche e particolari caratteristiche, la gestione in proprio delle proprie reti e fonti. Sono caratteristiche che includeranno pochissimi dei 16 Comuni, non più di 2-3.
Si ha la sensazione che si applichi la melina, che si voglia attuare la strategia del far scorrere il tempo senza decidere. L’unica concretezza messa in atto oggi è che è passata la mozione con la quale si pone il termine di fine maggio per chiudere l’analisi delle richieste dei 16 Comuni non consegnatari e che reclamano l’articolo 147. Elaborazione e analisi che faranno gli Uffici tecnici dell’ATI seguendo precise direttive e norme nazionali e regionali.
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