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ATI, IL SINDACO DI FAVARA SI DIMETTE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO: “DOMINA L’IMMOBILISMO”

Il sindaco di Favara, Anna Alba, non ci sta a subire l’immobilismo dell’ATI, l’organismo pubblico e formato dai sindaci dei Comuni agrigentini, che ha competenza in materia di servizio idrico integrato. L’ATI è l’organismo intermedio tra la Regione e chi gestisce, o gestirà, il servizio idrico integrato.

Abbiamo più volte scritto sulle colonne del nostro giornale (subendo anche fastidiose telefonate da autorevoli ex sindaci di Comuni non consegnatari che l’ATI perde tempo, tergiversa sulla scelta dell’assetto che deve assumere il nuovo gestore, in sostituzione di Girgenti Acque. Riunioni e riunioni, ma senza arrivare al dunque. C’è il serio rischio che la questione acqua esploda da un giorno all’altro, non solo per la prima interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Agrigento lo scorso novembre in capo alla società Girgenti Acque, ma anche per la seconda interdittiva antimafia a carico della HIDORTECNE, la società “clone” della prima. Tutte e due le società che hanno la gestione del servizio idrico e fognario sono a gestione commissariale prefettizia.

L’immobilismo dell’ATI è evidente, come evidente è il tentativo dei Comuni non consegnatari delle reti e degli impianti di fare melina. In tale contesto,il sindaco di Favara, Anna Alba, cosciente dei rischi che si prospettano a danno dei cittadini, “amareggiata e delusa dall’immobilismo del Consiglio direttivo dell’ATI”, si è dimessa dall’organismo apicale.

Lo ha fatto con una lettera inviata al Presidente dell’ATI Francesca Valenti, che è anche sindaco del Comune di Sciacca (Comune consegnatario) e fratello del sindaco di Santa Margherita Belìce (Comune non consegnatario). La lettera è stata inviata anche al prefetto di Agrigento, Dario Caputo.

“Con rammarico- scrive Anna Alba- ad oggi nessuna posizione è stata intrapresa da parte di questo Consiglio Direttivo, nonostante più volte sia stato espresso il disappunto per i ritardi e il modus operandi del predetto organo esecutivo in seno all’ATI”.

Il sindaco di Favara rimarca anche che è “stata, inoltre, evidenziata a più riprese l’urgente ed indifferebile necessità di fare chiarezza circa le posizioni che i Comuni non consegnatari rivestono, nello spirito di solidarietà che questa ATI dovrebbe imporre e senza alcuna distinzione tra il 27 Comuni consegnatari e i rimanenti non consegnatari”.

Per Anna Alba, “visto l’infruttuoso spirito fattivo, relativo alla mancata individuazione di una nuova modalità di gestione, si ritiene necessario fare un passo indietro, rimettendo la nomina”.

Il  nostro giornale è favorevole all’individuazione di una struttura ad essenza pubblica. Ma ha sempre evidenziato la disparità anomala, e anche illegittima, della posizione dei Comuni non consegnatari che, tra l’altro, partecipano alle assemblee, votano, condizionando scelte che pesano solamente sui cittadini dei 27 Comuni che hanno consegnato reti e impianti. Il concetto di acqua pubblica passa, necessariamente, attraverso il valore della condivisione del bene vitale pubblico senza se e senza ma.

Ancora oggi, l’ATI deve valutare quali di quei pochissimi Comuni (non più di 2/3) che rientrano nelle caratteristiche dell’articolo 147, comma 2 bis, lettere a e b del D.Lgs. n. 152/2006. Sono caratteristiche rare ma che permettono l’autonomia della gestione, pur mettendo a disposizione il surplus d’acqua. Devono possedere fonti qualitativamente pregiate, sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette.

Il presidente dell’ATI, due mesi fa, aveva assicurato la visione delle richieste fatte pervenire dai Comuni non consegnatari e verificare se si fosse davanti a tali caratteristiche. In caso contrario, l’ATI avrebbe diffidato i Comuni inadempienti.

La vicenda dell’ATI è complessa e contiene nodi difficilmente risolvibili. E’ auspicabile un intervento del Prefetto di Agrigento, anche con l’opportunità di commissariare anche l’ATI. Alla magistratura, che sta indagando a largo spettro, spetta il compito di verificare la legittimità di un organismo al cui interno esistono evidenti anomalie. Anomalie che si ripercuotono essenzialmente sui cittadini dei 27 Comuni che hanno ossequiato la legge nazionale.

Filippo Cardinale

 

 

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