“La rigida struttura del patto di stabilita’ sta portando in Sicilia all’asfissia finanziaria Regione ed enti locali”.Lo afferma l’assessore regionale per l’Economia, Gaetano Armao.
”Da piu’ di un anno – continua – abbiamo lanciato l’allarme sugli effetti delle misure di compressione eccessiva del Patto, peraltro, progressivamente appesantito dalle manovre correttive varate dallo Stato e per questo impugnate dalla Regione davanti alla Corte costituzionale perche’ troppo penalizzanti”.Armao ricorda che lo stesso grave allarme e’ stato condiviso dalla Corte dei conti, che ha evidenziato come lo Stato ha “ripartito il contributo richiesto alle Regioni sulla base di un mero calcolo aritmetico, senza tenere in adeguato conto le diversita’ economiche e sociali delle realta’ territoriali, con cio’ penalizzando fortemente la Sicilia”.
”Ebbene, per la sola Sicilia – spiega l’assessore – in aggiunta alle previsioni delle precedenti manovre, col decreto sulla revisione della spesa, nel triennio 2012-14, il Patto di stabilita’ pesa per oltre 1 miliardo nel 2012 (limitando a 5,2 miliardi la spesa complessiva, su un bilancio da quasi 27 miliardi), per 1,4 miliardi nel 2013 e per oltre 1,5 miliardi nel 2014″.”Agli effetti del Patto di stabilita’ si aggiungono – prosegue Armao – i drastici tagli dei trasferimenti gia’ realizzati che spingono gli enti locali sull’orlo del default. In queste condizioni per garantire il rispetto del Patto, siamo costretti a rinunciare alla possibilita’ di cedere quote dello spazio finanziario regionale agli enti locali”.”Inoltre, e’ paradossale richiedere un impegno all’accelerazione del cofinanziamento della spesa comunitaria, per incrementare l’impiego dei fondi europei e dei fondi Fas, finalmente sbloccati dalla decisione del Cipe di alcuni giorni fa: e’ come chiedere a un pilota di premere contemporaneamente freno e acceleratore”.
”Occorre introdurre, senza piu’ rinvii – conclude Armao – meccanismi di esclusione dai vincoli del patto di stabilita’ per le spese destinate a investimenti, ai trasporti e a interventi sociali. Senza queste misure di riequilibrio si paralizzano gli investimenti e si rende impossibile il risanamento”.
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