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“Appalti e mazzette”. Monito della chiesa agrigentina: “No al degrado morale”

Il riferimento è all’inchiesta giudiziaria sulla “tangentopoli agrigentina”, che avrebbe condizionato le procedure di importanti lavori pubblici, fra cui quella per il rifacimento della rete idrica.

Il consiglio pastorale diocesano di Agrigento scende in campo dopo l’appello del procuratore Giovanni Di Leo che ha invitato la cittadinanza e le istituzioni a dare il loro contributo per fare giustizia, mettendo da parte i silenzi. Il riferimento e’ al terremoto giudiziario delle ultime settimane legato all’inchiesta sulla “tangentopoli agrigentina” che avrebbe condizionato le procedure di importanti lavori pubblici, fra cui quella per il rifacimento della rete idrica. “La verita’, la legalita’, la giustizia e il bene comune – si legge in una nota – sono il fondamento di ogni comunita’ civile e trovano la loro linfa vitale e origine nel Vangelo. In un contesto che lascia intravedere pratiche clientelari, distorsioni del bene pubblico e possibili comportamenti illeciti, la Chiesa agrigentina non puo’ restare in silenzio e indifferente”.

L’ufficio pastorale aggiunge: “Ci uniamo all’invito del procuratore della Repubblica di Agrigento affinche’ chiunque sia a conoscenza di fatti o dinamiche rilevanti si assuma la piena responsabilita’ di collaborare con la magistratura e con le forze dell’ordine. Questa richiesta non e’ solo un appello civile, ma anche una profonda chiamata evangelica e morale, che trova pieno fondamento nella dottrina sociale della Chiesa. Come autorevolmente ricordato nelle encicliche – aggiunge l’ufficio pastorale -, in particolare nella “Caritas in veritate”, e nel Compendio della dottrina sociale, la legalita’ e’ condizione essenziale per la giustizia sociale, per la promozione della dignita’ della persona e per la costruzione del bene comune”.

L’organismo dell’arcidiocesi continua: “Si depreca la corruzione, in ogni sua forma, perche’ e’ un male che distrugge il tessuto sociale, togliendo risorse ai piu’ deboli e minando la fiducia tra cittadini e istituzioni. Non puo’ in nessun modo trovare giustificazione l’omerta’ e la complicita’ a un sistema ingiusto e corrotto. Non si puo’ restare spettatori del degrado morale”. E poi ancora: “Si fa un appello forte alla coscienza di ogni cittadino, imprenditore, amministratore, politico, professionista a scegliere con coraggio la verita’, la giustizia e la responsabilita’. E’ tempo per la nostra citta’, designata capitale italiana della cultura – conclude il consiglio pastorale diocesano -, di ricostruire il tessuto civile con scelte limpide, trasparenti e partecipate”.

Giuseppe Recca

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