Tre agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti da due detenuti nel carcere Pasquale di Lorenzo ad Agrigento. «Lo avevamo detto anche al provveditore regionale Maurizio Veneziano nei vari incontri – dicono i segretari regionali Nicolò Lauricella (Sinappe) Gioacchino Veneziano (Uilpa polizia penitenziaria) Francesco D’Antoni (Uspp) – che il carcere di Agrigento non era un’isola felice, ma la situazione gestionale e operativa veniva aggravata perché da mesi c’è una impasse nelle relazioni sindacali». «Abbiamo registrato una escalation di aggressioni da parte di due detenuti italiani, ristretti per reati comuni, che per futili e pretestuosi motivi, hanno aggredito causando il ferimento di tre operatori – aggiungono i sindacalisti – che trasportati al pronto soccorso del nosocomio agrigentino con prognosi di due di 14 e uno di 8 giorni; l’operatore di polizia più grave pare abbia una lesione dell’arcata sopracciliare. La direzione deve prendere seri e decisi provvedimenti».
«Sono ormai una costante le aggressioni agli agenti negli istituti penitenziari dell’isola. Gli ultimi due casi risalgono al 4 settembre scorso, uno nel reparto detentivo dell’Ucciardone e l’altro al Pagliarelli». Lo denunciano i sindacati di categoria che parlano di «un clima di forte tensione e insicurezza all’interno delle strutture». «Oggi si registra – scrivono Sappe, Osapp, Fns Cisl, Sinappe, Uilpa polizia penitenziaria, Uspp, in una nota indirizzata al provveditore dell’amministrazione giudiziaria della Sicilia, Maurizio Veneziano – una situazione di oggettiva incertezza e vulnerabilità giuridica che compromette non solo la sicurezza individuale degli operatori, ma anche l’equilibrio gestionale degli istituti». A queste criticità, secondo i sindacati, si aggiunge l’eccessivo carico di lavoro, determinato anche da una cronica carenza di organico, che comporta l’imposizione di turni di servizio estremamente gravosi, in alcuni casi protratti fino a 13 ore consecutive e in assenza di idonei periodi di recupero in palese violazione delle disposizioni contenute negli accordi di livello nazionale. «È gravissimo che non si intervenga per superare le preoccupanti condizioni in cui operano i 23 istituti penitenziari siciliani – scrivono Sappe, Osapp, Fns Cisl, Sinappe, Uilpa Polizia Penitenziaria, Uspp – ancora di più perché si opera in un territorio in cui per garantire condizioni di legalità per tutti e un percorso di reale cambiamento e reinserimento sociale, la presenza dello Stato deve essere forte e visibile, attraverso un trattamento penitenziario appropriato».
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