A pochi giorni dalla presentazione ufficiale dei palinsesti Rai per l’autunno (prevista il 27 giugno a Napoli), scoppia la polemica sui tagli che colpiranno i programmi di approfondimento. I consiglieri di opposizione Alessandro Di Majo e Roberto Natale, dopo una riunione informale del CdA, denunciano il pericolo di un “grave indebolimento dell’offerta e dell’immagine” del servizio pubblico. Le preoccupazioni sono condivise anche dal consigliere eletto dai dipendenti, Davide Di Pietro.
A insorgere sono anche i partiti di opposizione: Pd, M5s, Avs e Iv mettono in guardia dai rischi per il pluralismo derivanti dalla riduzione del giornalismo d’inchiesta. I capigruppo in Commissione Vigilanza – Graziano, Carotenuto, Boschi e De Cristofaro – sottolineano inoltre che un CdA privo di presidente non dovrebbe assumere decisioni così rilevanti.
Secondo l’azienda, la spending review è imposta dai vincoli previsti dalla legge di Bilancio: si punta a risparmiare 8 milioni di euro nel 2025 e 17 milioni nel 2026. Le linee guida varate a febbraio dal CdA prevedono infatti una razionalizzazione dell’offerta e un rafforzamento dell’identità editoriale delle reti.
Tra le principali novità: su Rai3 verranno ridotte le puntate di Report (da 28 a 24), Lo Stato delle Cose (da 32 a 25), FarWest (da 28 a 22) e Presadiretta (da 16 a 14). Petrolio slitterà nel pomeriggio a partire da gennaio, mese in cui torneranno anche XXI Secolo e Indovina chi viene a cena. Su Rai2 si fermano Generazione Z, Tango e L’Altra Italia di Antonino Monteleone. Fine corsa anche per Agorà Weekend e Rebus su Rai3.
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