RIBERA- Con 19 moto e 36 partecipanti, tutti soci del Motoclub BMW “Pino Lo Piccolo”, lo scorso 27 aprile sono partiti da Palermo in nave e approdati a Cagliari. Un viaggio indimenticabile raccontato da Emanuele Miceli. Ogni tappa è un incontro: con una civiltà millenaria, una natura indomita e paesi sospesi nel tempo. Un viaggio che non è solo movimento, ma immersione. Il mattino seguente la partenza, di buon’ora, ci siamo messi in viaggio verso Lanusei, borgo incastonato sul versante sud-orientale del Parco del Gennargentu. La pioggia ci ha accompagnati, ma l’entusiasmo non è stato scalfito. Equipaggiati per affrontare il maltempo, abbiamo percorso strade tortuose tra canyon e foreste fino al Parco Archeologico Selèni. Avvolti da nebbia e profumi di lecci e castagni, abbiamo visitato i resti nuragici del parco, vivendo un’esperienza suggestiva. La giornata si è conclusa a Orosei, con una cena in hotel e un brindisi a base di Cannonau. Il giorno seguente ci ha condotti a Orgosolo, cuore artistico e culturale della Barbagia. I suoi oltre 200 murales raccontano storie di lotta, libertà e quotidianità. Camminando tra le vie, ci siamo immersi in messaggi politici e poetici, da Gramsci a De André. Poi, via verso il Supramonte per un pranzo tipico sotto i lecci: porceddu, pane carasau, pecorino, Cannonau e, come culmine, il canto dei tenores, potente e ancestrale. In serata siamo arrivati a Olbia per una passeggiata tra locali e mare.
La terza giornata ci ha portati lungo la Costa Smeralda, tra curve perfette, profumo di macchia e scorci sul mare. Porto Cervo, nato negli anni ’60 per volontà dell’Aga Khan, ci ha accolti con la sua eleganza sobria. Poi via verso Castelsardo, borgo medievale affacciato sul Golfo dell’Asinara. Le sue viuzze in pietra e il castello dei Doria ci hanno riportato indietro nel tempo. In serata, dopo una sosta alla spiaggia della Pelosa a Stintino, dalle acque trasparenti, siamo giunti ad Alghero, città catalana nell’anima. Dopo cena, il lungomare animato ci ha regalato un altro spaccato dell’isola: vivace, autentico, accogliente.
Il quarto giorno ci ha visti percorrere la panoramica SP49 fino a Bosa, tra le strade più belle dell’isola. Le viste sul mare, i tornanti perfetti e l’aria salmastra ci hanno accompagnati fino al borgo adagiato sul fiume Temo. Le case color pastello, il castello dei Malaspina e le stradine acciottolate ci hanno stregati. Era il 1° maggio: quale modo migliore per festeggiare se non in agriturismo, tra piatti tradizionali e brindisi corali? Il quinto giorno ci ha condotti nel cuore dell’isola, tra le colline basaltiche dell’altopiano di Abbasanta. A Paulilatino abbiamo visitato il Pozzo Sacro di Santa Cristina: un capolavoro nuragico dell’XI secolo a.C., con scalinata monumentale e camera ipogeica a tholos. L’ingegneria millimetrica dei blocchi di basalto incastrati a secco ci ha lasciati senza parole. Intorno, capanne e resti del villaggio completano un sito sacro e potente. Poi, rotta su Oristano, tra architettura medievale e piazze accoglienti. Il sesto giorno, via verso il Sulcis, nel sud-ovest dell’isola. La strada, sinuosa e deserta, attraversava paesaggi di roccia e verde, punteggiati da torri nuragiche e campi fioriti. Prima tappa: Su Nuraxi a Barumini, sito UNESCO tra i più significativi della civiltà nuragica. La torre centrale e le capanne circostanti testimoniano oltre 2000 anni di storia. Proseguendo verso Masua, la visione del Pan di Zucchero ci ha lasciati senza fiato: 133 metri di calcare che si innalzano sul mare. A Carbonia, città fondata nel 1938, abbiamo visitato il Museo del Carbone, testimonianza di un passato industriale difficile e importante. L’ultima giornata è stata un crescendo di emozioni. Sant’Antioco ci ha accolti con la sua storia antica: le catacombe cristiane e l’arte del bisso, la seta del mare. Poi lungo la costa, verso le spiagge bianche di Teulada, tra cui Is Arenas Biancas, paradiso naturale incastonato tra dune e silenzio. I resti dell’antica Bithia, la Torre spagnola ci ha raccontato un’altra storia ancora. Infine Pula, raffinata e accogliente, dove le rovine di Nora ci hanno mostrato un teatro, terme, mosaici. L’ultima sorpresa è stata quella dei fenicotteri rosa: fermi nelle lagune tra Pula e Cagliari, immobili come statue vive, a ricordarci che in Sardegna, la bellezza è ovunque. Cagliari ci ha salutati con il quartiere di Castello, arroccato e fiero, con i suoi vicoli lastricati e la Cattedrale di Santa Maria. Un ultimo spuntino sul Bastione di Saint Remy e poi la nave. Il viaggio era finito. O forse no. Ogni viaggio ha una meta, ma è la strada percorsa insieme a renderlo memorabile. Quello che ha reso unico questo itinerario è stato lo spirito del gruppo: 36 amici, 19 moto, un solo cuore. In ogni curva, sotto la pioggia o nel sole cocente, nei silenzi delle montagne o tra le risate di una cena improvvisata, si è rafforzato quel senso di appartenenza che solo chi viaggia insieme conosce. Non è facile tenere unito un gruppo così numeroso, ma rispetto, condivisione e passione hanno reso tutto naturale. Abbiamo condiviso la fatica e la meraviglia, il gusto e la sorpresa. Ogni sosta è stata una festa. E nella semplicità di un caffè, un sorriso, una battuta davanti a un murale o a un panorama sul mare, si è svelata la vera essenza del nostro viaggio. Questo gruppo ha dimostrato che l’amicizia è la chiave per superare ogni imprevisto, per ridere sotto la pioggia, per trasformare ogni giornata in un ricordo prezioso. Viaggiare in moto ti fa sentire il mondo sulla pelle. Farlo con chi ti è caro lo rende indimenticabile. Questa non è stata solo una vacanza. È stata una dichiarazione d’amore per la Sardegna e per la bellezza della condivisione. Ora, con il cuore pieno e le gomme consumate, siamo già pronti per la prossima avventura. Insieme.
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