Agrigento

AICA, siamo alla frutta. Che bell’affare

Oggi è il giorno dell’Assemblea dei soci dell’AICA, formata dai sindaci dei Comuni. Poche idee ma confuse da parte dei nostri amministratori comunali, mentre la nave naufraga irrimediabilmente

AGRIGENTO- Quando la governance di AICA diversi anni fa, appena insediata dopo la sua costituzione fondata sull’ideologica pregiudiziale della cosiddetta “acqua pubblica”, dichiarò che ci avrebbe stupito con effetti speciali e che quella sarebbe stata una svolta storica per la gestione dell’acqua in provincia di Agrigento, il nostro giornale sollevò non pochi dubbi sulla efficacia di questa scelta e sulla legittimità di diverse azioni che si susseguirono. Altri dubbi vennero a seguito della costituzione dell’ATI, alla presidenza della quale venne chiamata la Valenti Sindaca di Sciacca. I dubbi erano legati a diverse circostanze: l’esperienza maturata nella pregressa gestione pubblica che aveva trasformato quella che doveva essere un’iniziativa economica, sia pure pubblica, in un carrozzone mangiasoldi; il fatto che diversi Comuni non avessero consegnato le reti idriche cittadine; le modalità di selezione della governance e della dirigenza; il trasferimento “a sacco d’ossa” del personale assunto a chiamata diretta in una società che per quanto strutturata in forma di società per azioni era comunque pubblica per cui la regola avrebbe dovuto essere la selezione pubblica; il rischio della grande esposizione finanziaria che ne sarebbe potuta derivare ai Comuni/soci – in misura proporzionale alla dimensione della popolazione residenziale – in caso di perdite gestionali (peraltro Sciacca è uno dei Comuni maggiormente esposti); i primi bilanci che già denotavano criticità poi peggiorate sempre di più. E ci fermiamo qui per tacere della qualità dei servizi, sia di distribuzione che relativi allo spreco legato alle perdite. Non era poi così difficile capire come sarebbe andata a finire, ma è stato bello giocare a fare gli imprenditori, i dirigenti, i dipendenti con i soldi dei cittadini della provincia di Agrigento. Oggi siamo alla frutta, ma non soltanto, anche al dolce. Quest’ultimo è relativo alla ripartizione delle perdite che dovrà avvenire tra i Comuni/soci in proporzione della loro partecipazione. Che affare!

Filippo Cardinale

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