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AGGRESSIONE LARGO SPADA, PRIMA DI NATALE LA SENTENZA

Gli imputati sono Alessandro Galluzzo (22 anni), Calogero Danilo Termine (25 anni) e Giuseppe Ciancimino (23 anni). Su Galluzzo anche l’accusa di atti persecutori

E’ alle fasi finali il dibattimento nel processo che riguarda l’aggressione avvenuta a Sciacca, in Largo Spada, la notte tra il 18 e 19 maggio 2013. La vittima dell’aggressione è Alfredo Conoscenti, ventenne di Sciacca. Il fatto suscitò tantissimo clamore in città. Una rissa iniziata in via Licata, alla cosiddetta Chiazza, e poi conclusasi in Largo Spada. Un rincorrersi per le viuzze del centro storico, tra aggressori e aggredito.

E’ in fase di svolgimento, giunto alle fasi finali, il processo con rito ordinario davanti il Tribunale di Sciacca, giudice monocratico Antonio Cucinella. Dopo la requisitoria del pubblico ministero Alessandro Moffa e dei legali della parte civile, i familiari del Crescente, rappresentati dagli avvocati Giovanna Craparo e Mauricio Gaudio, ieri pomeriggio è stata la volta della difesa di Alessandro Galluzzo, da parte dell’avvocato Maria Carmela Bacino e Antonino Turturici (la sua arringa sarà conclusa nella prossima udienza del 15 dicembre.

La sentenza sarà emessa da giudice Cucinella prima di Natale. Nel processo ordinario (in altri processi ci sono state assoluzioni, un patteggiamento) gli imputati sono Alessandro Galluzzo (22 anni), Calogero Danilo Termine (25 anni) e Giuseppe Ciancimino (23 anni). Tutti e tre sono accusati di lesioni private, mentre su Alessandro Galluzzo pesa anche l’imputazione di atti persecutori.

Per l’accusa, Galluzzo è ritenuto l’autore principale del brutto fatto accaduto in Largo Spada. All’epoca dei fatti, il Crescenti era minorenne. La questione processuale si incentra, principalmente, sulla premeditazione dell’aggressione da parte del Galluzzo. Una premeditazione che avrebbe il suo fondamento in quel che comunemente viene definito “futile motivo”.  Un anno prima, Alfredo Conoscenti, riconosciuto come un bel ragazzo, aveva offerto un passaggio sul motorino alla fidanzatina di Galluzzo. Ciò avrebbe scatenato una potente gelosia nel Galluzzo.

Se da un lato la pubblica accusa sostiene con forza le caratteristiche di un comportamento persecutorio da parte del Galluzzo, fermo restando che l’aggressione è un fatto appurato, la difesa di quest’ultimo lo nega con determinazione. Anzi ribatte sostenendo che “Conoscenti è dedito alla rissa”, citando episodi accaduti in un lasso di tempo precedente al fatto di Largo Spada.

La difesa cita l’episodio del luglio del luglio 2012, quando Alessandro Galluzzo, ritornando a Sciacca proveniente da Caltabellotta a bordo di un motorino e insieme ad un suo amico, fu accostato da un’autovettura e prese un pugno. Galluzzo e il suo amico rovinarono a terra finendo fuori strada. In quell’episodio, Galluzzo dichiara che fu Conoscenti l’autore dell’aggressione.

La pubblica accusa sostiene che Galluzzo, con i suoi atti persecutori, ha generato una forte paura nel Conoscenti, tanto che non usciva più per Sciacca, modificando in modo corposo il suo stile di vita, citando anche alcuni episodi inquietanti come una spedizione punitiva avvenuta il 9 novemnbre 2012 (che non fu portata a termine) effettuata nella scuola che frequentava il Conoscenti.

La difesa controbatte, invece, sostenendo che in Galluzzo non è riscontrabile un atteggiamento persecutorio e che taluni problemi del Conoscenti derivano da proprio atteggiamento dedito alla rissa.

L’avvocato Bacino ha concluso la sua arringa invocando una sentenza giusta, avulsa dall’eco mediatico che la vicenda allora suscitò. Una sentenza senza pregiudizi, che tenga conto degli atti dibattimentali e processuali, e che faccia da muro a tentazioni giustizialiste provocate da sensazionalismi enfatizzati mediaticamente nei giorni dopo l’aggressione di Largo Spada.

L’appuntamento è fissato per il 15 dicembre per la fine delle discussioni. Poi, il giudice Cucinella intende fissare la data per la sentenza il 22 dicembre.

(Nella foto, l’avvocato Maria Carmela Bacino, difensore, insieme all’avvocato Antonino Turturici, di Galluzzo)

Redazione Corriere

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