Acqua: sindaci spiegano aumento tariffe. Ma il futuro rimane… nero

Conferenza stampa oggi ad Agrigento. Sindaci spaccati su un aumento necessario per evitare dissesti finanziari. Divisioni anche sulla rimozione del cda

“Abbiamo avuto un atteggiamento di responsabilità. Senza aumento della tariffa idrica del 5,4% il 60 per cento dei Comuni di Aica sarebbero andati in dissesto”. Lo hanno detto oggi i sindaci soci dell’azienda consortile e componenti dell’ambito territoriale idrico, in occasione di una conferenza stampa convocata per dare ulteriore risposte alla cittadinanza che li ha presi di mira in questi giorni per un aumento giudicato clamoroso visto che il servizio non funzione e che acqua nelle case se ne vede poca. La delibera di aumento è stata approvata solo da 24 sindaci e questo ha determinato una ulteriore spaccatura in seno ad Aica, aspetto questo che non depone a favore delle prospettive future del servizio idrico gestito da una società pubblica. “Ci sono colleghi che non hanno il nostro stesso senso di responsabilità – ha detto il sindaco di Favara Antonio Palumbo – anch’io non volevo l’aumento, ma mi sono dovuto adeguare ad una esigenza per continuare a garantire servizi efficienti ai cittadini”. Ora si apre un fronte di “guerriglia” nei confronti dei Comuni che non pagano quote e consumi, che sono debitori di diversi milioni di euro. I decreti ingiuntivi sono già partiti. E poi l’atto di accusa al consiglio di amministrazione, che il sindaco di Grotte Alfonso Provvidenza ha invitato a presentare le dimissioni. E qui c’è un’altra divisione tra gli stessi sindaci che hanno votato l’aumento delle quote. L’attuale cda è stato nominato dai partiti e rimuoverlo, seppure non sia riuscito a raggiungere risultati di efficienza, non sarà facile. La sensazione finale emersa al termine della conferenza stampa è che il futuro del servizio idrico in provincia rimane molto scuro.