ACQUA, IL GIOCO DELLE PARTI E LA RECITA PERFETTA

Di Calogero Pumilia

I sindaci agrigentini continuano a ragionare attorno alle procedure per recedere dal rapporto con Girgenti acqua e realizzare la gestione diretta del servizio.

Malgrado siano consapevoli che non si va da nessuna parte, fanno bene a prendere sul serio o a fingere di prendere sul serio la legge regionale dell’agosto scorso.

E’ ormai evidente che si tratta di un gioco delle parti e nella terra di Pirandello è giusto che la recita si svolga per intero come da copione in attesa che cali il sipario. Che si tratti di un gioco delle parti è ormai chiaro a tutti.

L’Assemblea e il Governo non hanno voluto dare un assetto nuovo al sistema idrico integrato, ma consapevolmente hanno fatto un manifesto che recepisce buone intenzioni, velleità, demagogia e palesi violazioni delle norme ordinarie e costituzionali.

Alcuni dei suoi maggiori autori nella nostra provincia hanno cercato ed ottenuto l’applauso, perfino sfidando i sindaci a cogliere in fretta la straordinaria opportunità che offrivano ed essi, convinti di essere stati gravati di un compito impossibile da realizzare, sono stati opportunamente al gioco, anche per evitare di venire individuati come quelli che vogliono “l’acqua privata” e le bollette esose.

Ora, dopo alcune settimane utili per la sedimentazione di taluni entusiasmi, tutti attendono che cali il sipario dell’impugnativa da parte del governo al quale magari sarà attribuita la responsabilità di avere vanificato un progetto di buone intenzioni sbagliate.

Alcuni giorni fa, a Caltabellotta, l’amministrazione comunale ha affrontato l’argomento alla presenza di diversi parlamentari della provincia.

Per qualcuno l’occasione era troppo ghiotta per mettermi sotto accusa in relazione al ruolo svolto negli anni passati all’interno del consiglio di amministrazione dell’Ato idrico e per i rilievi al modo di legiferare in Sicilia: era il mio paese ed io non ero presente.

L’onorevole Panepinto non si è lasciato sfuggire l’occasione. Magari non sarà stato elegante. Ma pretendere eleganza da Panepinto è come chiedermi di fare il granatiere. Panepinto ha altre doti; fiuto politico, determinazione, passione, capacità di cavalcare l’onda, magari dopo aver contribuito ad alimentarla, va dritto allo scopo per conseguire i suoi obiettivi senza lasciarsi imbrigliare più di tanto in confronti e mediazioni, consapevole che nessuno degli altri parlamentari agrigentini è in grado di competere.

Egli è protagonista senza rivali. Nella mia attività politica, forse più per natura che per scelta, ho adottato modi di operare diversi – diversi non necessariamente migliori -. Se, come qualche volta mi è capitato di dirgli, egli praticasse la virtù della mitezza e della paziente, faticosa ricerca del compromesso (che non è una parolaccia), se sapesse conciliare le sue forti convinzioni, la sua irruente volontà di fare con la pacatezza, sarebbe comunque protagonista nella vita politica agrigentina, e lo sarebbe forse in modo più riconosciuto e con rischi minori di conseguire risultati sbagliati magari non voluti perchè non sufficientemente meditati, esempio la gestione dell’acqua nella nostra provincia, dove si è realizzato il privilegio di pochi a spese di molti.

Quando calerà il sipario sulla recente legge si dovrà mettere mano a questa anomalia con soluzioni che allevino i costi per tutti in nome dei principi di equità, di solidarietà e di giustizia. Finchè durerà l’anomalia del diverso costo dell’acqua, i cittadini che pagano di più avranno ragione a protestare e ventisette sindaci continueranno ad essere additati come responsabili di questa ingiustizia. Una sorta di post- scriptum.

All’incontro di Caltabellotta ha partecipato il rappresentante di una associazione saccense il quale, mi dicono, si è scagliato pesantemente contro di me fino ad essere richiamato dal sindaco. Non è la prima volta che mi riserva le sue attenzioni. Credo sia alla ricerca di protagonismo e solleciti inutilmente una interlocuzione.

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