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A Borgo Bonsignore continua la protesta dei concessionari

Sono 16 famiglie che si ritengono di essere state ingannate dalla Regione a seguito della riqualificazione del Borgo

RIBERA- Una riqualificazione di Borgo Bonsignore che ha valorizzato l’ambiente di origine del ventennio. Le famiglie concessionarie delle case attorno al cuore del borgo si sentono ingannate. Il pomo della discordia nasce con i lavori di riqualificazione finanziato dal governo Musumeci. Dopo 44 anni dall’assegnazione ricevuta come concessionarie di immobili, nel 2021 hanno consegnarono le chiavi per permettere i lavori di riqualificazione e ristrutturazione esterna. Chiavi consegnate all’impresa esecutrice con la promessa che, a lavori ultimati e dopo il collaudo, sarebbero state regolarmente restituite. Impegni però disattesi: le chiavi non sono state riconsegnate e, addirittura, le stesse serrature sono state cambiate, impedendo così ai concessionari di rientrare all’interno dei fabbricati e trattenendo, anche se loro oggi preferiscono ricorrere al termine “sequestrando”, mobilio e tutto il resto di loro proprietà. La vicenda è finita nelle vie giudiziarie. Le famiglie, assistite dagli avvocati Ignazio e Vincenzo Cucchiara, sollecitano l’intervento del giudice per il riconoscimento di quella che ritengono essere la violazione di un diritto. Queste famiglie ritengono di avere acquisito per usucapione il diritto alla proprietà dei fabbricati. Una vicenda pirandelliana che mette in risalto l’incertezza sulla stessa proprietà del borgo. Originariamente era dell’Esa per poi finire, con una procedura oggetto di forti contestazioni, nel patrimonio della Regione. Una legge dell’Ars ha stabilito che la Regione ha acquisito a titolo gratuito il complesso immobiliare denominato “Borgo Bonsignore”, situato del territorio di Ribera, che rientra nel patrimonio immobiliare disponibile della Regione.

Filippo Cardinale

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