Per la Corte dei Conti “Agrigento Capitale della Cultura 2025” è un flop. “Almeno 10 progetti su 44 mai fatti”. Indagine sulla gestione dei fondi

La sezione di Controllo della magistratura contabile, guidata da Salvatore Pilato ha formalizzato 11 rilievi a conclusione di una indagine sulla gestione dei finanziamenti e delle attività di Agrigento capitale della cultura
AGRIGENTO- Mancano 3 mesi alla conclusione del 2025 e poi Agrigento cederà lo scettro del titolo di Capitale della Cultura 2026 alla città di Aquila. Doveva essere la grande occasione di una svolta capace di imprimere una svolta epocale ad Agrigento e alla provincia intera. Ma la relazione a conclusione della magistratura contabile consegna una realtà diversa dalle enunciazioni, specie quelle per bocca del sindaco di Agrigento Franco Miccichè. Una realtà più vicina ad un flop, all’occasione perdita. La sezione di Controllo della magistratura contabile, guidata da Salvatore Pilato, ha consegnato 11 rilievi sulla gestione dei finanziamenti e delle attività di Agrigento capitale della cultura. Un dossier di 144 pagine sull’impiego del budget di 6 milioni e 282 mila euro, frutto di contributi della Regione, del ministero della Cultura e dell’incasso della tassa di soggiorno in città. Si tratta di una punta dell’iceberg perché collegati ai fondi per gli eventi ci sono anche altri 148 milioni, per lo più provenienti dall’Ue, che dovevano servire a opere infrastrutturali in grado di preparare i territori di Agrigento, dell’hinterland e di Lampedusa e Linosa ai riflettori internazionali. E anche su questi i magistrati contabili hanno posto vari rilievi, scorgendo ritardi nell’attuazione dei progetti.
Il punto essenziale a cui è pervenuta l’indagine è in realtà un timore, che se verificato equivarrebbe a parlare di spreco di risorse e opportunità: «Ci sono una molteplicità di criticità afferenti alla fase organizzativa, programmatoria e attuativa – scrivono i magistrati Giuseppe Di Prima, Clorinda De Barberi e Massimo Arnone – dalle quali discendono dubbi e incertezze sull’effettiva realizzazione dell’obiettivo primario e sull’adeguatezza delle attività in corso allo scopo di dare impulso allo sviluppo sociale, economico e civile del territorio».
Nelle undici contestazioni rivolte alla Fondazione, ai Comuni di Agrigento e Lampedusa, al Parco della Valle dei Templi e alla Sovrintendenza, i magistrati contabili fanno riferimento a «confusione e commistione tra le attività progettati e i finanziamenti ricevuti». E ancora, «ritardi nella rendicontazione delle somme utilizzate, mancanza di controlli e carenza di strumenti destinati alla verifica della congruità di costi e risultati». I magistrati chiedono di evitare adesso «costi inutili». Gli enti coinvolti potranno presentare una memoria difensiva entro il 25 settembre e poi la sezione di Controllo deciderà entro 7 ottobre se accoglierle o, eventualmente, trasmettere gli atti alla Procura. La presidente della Fondazione Agrigento 2025, il prefetto Maria Teresa Cucinotta, dice che tutto verrà chiarito: «Alle osservazioni della Corte dei Conti risponderemo in maniera puntuale e dettagliata, entro il termine che ci è stato dato del 25 settembre».
L’indagine della Corte dei Conti evidenzierebbe sprechi di risorse e opportunità: «Ci sono una molteplicità di criticità afferenti alla fase organizzativa, programmatoria e attuativa – scrivono i magistrati Giuseppe Di Prima, Clorinda De Barberi e Massimo Arnone – dalle quali discendono dubbi e incertezze sull’effettiva realizzazione dell’obiettivo primario e sull’adeguatezza delle attività in corso allo scopo di dare impulso allo sviluppo sociale, economico e civile del territorio».
Alla base di ritardi e caos nell’attuazione del programma di Agrigento capitale della cultura c’è anche, secondo la Corte dei Conti, «la conflittualità interna alla fondazione» che ha gestito fondi e manifestazioni. E una prova è il caso delle assunzioni illegittime e dei super premi pagati ai precedenti vertici. Riflettori puntati anche sull’operato di Roberto Albergoni, che ha diretto la fondazione dal settembre 2024. È stato lui ad assumere con contratto a tempo indeterminato un coordinatore di progetti culturali e 3 curatori di manifestazioni. Ma la previsione – ricorda la Corte – era di fare contratti a tempo determinato, tanto più che Agrigento sarebbe stata capitale della cultura solo nel 2025. E infatti quando Albergoni si è dimesso, Giuseppe Parello che gli è subentrato ha fatto recapitare lettere di licenziamento con sei mesi di anticipo per cessazione attività. La Corte dei Conti ha acceso i riflettori anche sul compenso di Albergoni. Il consiglio di amministrazione della fondazione ha riconosciuto nel settembre del 2024 uno stipendio da 2.969 euro al mese e un «assegno ad personam» di 45.654 euro all’anno. Il totale della spesa per il solo dirigente è arrivato così a 130.300 euro annui. Ma il nuovo direttore generale ha ricevuto un parere dal quale si evince che lo statuto non avrebbe consentito «assegni ad personam». Al massimo si sarebbe potuto contrattare un premio di risultato. E ora c’è la possibilità di un’azione risarcitoria a scapito di chi decise quell’extra da 45.654 euro.
La mostra Banksy-Humanity Colletion
La mostra Banksy-Humanity Colletion entra nel mirino della Corte dei Conti. Ad Agrigento sarebbero dovute arrivare 200 opere di uno degli artisti che suscitano insieme ammirazione e curiosità. Un progetto grazie al quale il Comune di Agrigento si era aggiudicata la gara per diventare Capitale italiana della cultura battendo Assisi, Orvieto e Spoleto. Ma a tre mesi della conclusione del 2025, poi lo scettro passerà alla città di Aquila, nulla della mostra c’è. A gennaio, con l’inaugurazione affidata al Presidente Mattarella, si era ancora fermi ai sopralluoghi per trovare la sede e agli incontri con le associazioni che dovevano collaborare alla gestione dell’esposizione. E fino a luglio non si sono registrati passi avanti. Alla Fondazione, che gestisce Agrigento capitale della cultura, contano ancora sul fatto che la mostra possa essere inaugurata il prossimo 18 dicembre, a 13 giorni dalla fine formale dell’anno. Uno “sforzo ” che non è bastato a convincere la Corte dei Conti del fatto che tutto è sotto controllo e si stia svolgendo nel rispetto delle regole. Sui 44 eventi e progetti che avevano legittimato la vittoria di Agrigento ben 10 sono fermi al palo. E fra questi ci sono altri appuntamenti chiave del cartellone come il Giardino della pace di Gilbert Fillinger a Caltabellotta e la Silent Room dell’artista libanese Nathalie Harb che prevedeva la costruzione di una struttura immersa nell’acqua.