Crisi della pesca: commercianti e ristoratori in ginocchio

Filiera ittica al collasso nel Canale di Sicilia. Appello al sindaco Termine: “Serve lo stato di calamità”

SCIACCA. La crisi della pesca nel Canale di Sicilia sta mettendo in ginocchio l’intera economia ittica di Sciacca. Non solo i pescatori, ma anche commercianti e ristoratori sono travolti da una situazione che si aggrava di giorno in giorno. I mercati ittici sono sempre più vuoti, i ristoranti faticano a reperire pesce fresco, e i giovani si allontanano da un settore che appare ormai privo di prospettive.

Le cooperative locali parlano apertamente di “emergenza sociale ed economica” e chiedono l’attivazione dello stato di calamità naturale. Nelle ultime ore, alcuni dei 35 operatori del comparto ittico si sono rivolti direttamente al sindaco Fabio Termine, invocando sostegno concreto e un intervento istituzionale. A scatenare la crisi è la grave penuria di specie marine, che ha spinto la Regione Siciliana ad anticipare il fermo biologico. Una misura pensata per tutelare gli stock ittici, ma che ha sollevato forti polemiche: mancano accordi transfrontalieri, e le imbarcazioni nordafricane continuano a pescare regolarmente, accentuando il divario competitivo.

“Per noi nessun aiuto,” denunciano i commercianti, che si sentono abbandonati. Confcommercio, con il presidente provinciale Giuseppe Caruana in prima linea, chiede ristori economici e misure di sostegno per far fronte alle spese fisse, che continuano a gravare nonostante il crollo dell’attività. Il rischio è concreto: il settore del commercio ittico, sia all’ingrosso che al dettaglio, potrebbe diventare insostenibile. E con sempre più giovani che scelgono di abbandonarlo, Sciacca rischia di perdere uno dei suoi pilastri economici e identitari.