Sequestro da 50 milioni di euro all’imprenditore ittico Emanuele Catania. I suoi beni anche a Licata

L’attività è condotta dalla Guardia di Finanza e sta riguardando anche la provincia di Agrigento

La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro da circa 50 milioni di euro nei confronti di Emanuele Catania, imprenditore gelese attivo nel commercio internazionale di prodotti ittici. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Caltanissetta su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha colpito un vasto patrimonio composto da oltre 40 immobili, conti correnti, veicoli, quote societarie, pescherecci e aziende con ramificazioni in Italia e Marocco. L’indagine patrimoniale ha coinvolto 45 soggetti tra persone fisiche e giuridiche, portando alla luce una rete societaria e familiare complessa e una forte sproporzione tra redditi dichiarati e beni accumulati tra il 1985 e il 2022. Catania, già assolto in primo grado, è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa: secondo la Cassazione, avrebbe fatto parte del clan Rinzivillo, storica articolazione di Cosa nostra a Gela, favorendone l’infiltrazione nell’economia legale e il riciclaggio di proventi illeciti.

Le indagini hanno evidenziato come il settore ittico siciliano fosse in larga parte controllato da esponenti mafiosi, che imponevano le proprie forniture e alteravano le regole del mercato.
Molti dei beni e delle società sottoposte a sequestro sono formalmente riconducibili al fratello Antonino Catania, inteso Nino, soggetto non condannato per associazione mafiosa che è stato coinvolto nella
presente operazione quale “terzo interessato” in virtù della menzionata formale intestazione di cespiti.
La Guardia di Finanza di Caltanissetta, nel corso delle complesse attività investigative, ha ricostruito l’intero patrimonio dei proposti, evidenziando come la capacità reddituale ufficiale dei nuclei familiari fosse del tutto incongrua rispetto ai capitali investiti, specie nel periodo tra il 1998 e il 2007. Gli investimenti rilevati, non supportati da fonti lecite, sono risultati essere verosimilmente frutto di disponibilità finanziarie di origine ignota, successivamente reimpiegate.
In tale contesto, fondamentale è risultato il contributo operativo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, che ha permesso il sequestro dei natanti (pescherecci e una barca da diporto) riconducibili alle società dei fratelli Catania.
La misura, che precede la richiesta di confisca definitiva, mira a cautelare il patrimonio accumulato illecitamente e sottrarre risorse economiche alle consorterie mafiose, continuando il contrasto strutturale alla contaminazione dell’economia legale da parte della criminalità organizzata.