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30 ANNI FA LA MAFIA UCCIDEVA IL GENERALE DALLA CHIESA

Oggi a Palermo e Torino si commemora Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre ’82 con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Nel capoluogo siciliano saranno presenti alla cerimonia il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri e la figlia del generale, Rita.

Analogo evento a Torino, con la partecipazione ancora della titolare del Viminale e del comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli. Ci sara’ anche il figlio di Dalla Chiesa, Nando.

Sono passati trent’anni dal  3 settembre 1982, giorno in cui il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa venne ucciso a colpi di kalashnikov insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.
 
La strage avvenne in via Isidoro Carini. Dopo l’uccisione qualcuno scrisse “Qui è morta la speranza dei siciliani onesti”.  Reduce dall’opera di contrasto alle Brigate Rosse, il Generale Dalla Chiesa fu nominato prefetto di Palermo nella tarda primavera del 1982, con la promessa di poter esercitare poteri speciali per contrastare Cosa nostra, che in quel periodo stava vivendo una delle fasi più sanguinarie della sua storia, con decine di omicidi.
 
Nonostantele difficoltà Dalla Chiesa riuscì a portare a termine brillanti operazioni che portarono all’arresto di numerosi boss, allo smantellamento di una raffineria di eroina; nonché alla stesura di una vera e propria “mappa della nuova mafia” con particolare attenzione ai rapporti che legavano Cosa nostra e politica.
 
Il Generale venuto dal Nord  già negli anni ’50 aveva lavorato in Sicilia, a Corleone.
 
Poche centinaia di metri dopo essere usciti dalla Prefettura di Palermo, la A112 bianca sulla quale viaggiavano Dalla Chiesa e la moglie fu affiancata da un commando a bordo di un’auto e una moto.  Le raffiche di Kalashnikov non lasciarono scampo ai due, così come accadde per l’agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto. 
Per l’omicidio del Generale Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta, sono stati condannati all’ergastolo come mandanti i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci; mentre esecutori materiali, in primo grado, sono stati condannati Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.
 

Redazione Corriere

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