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20 ANNI FA LA STRAGE DI VIA D’AMELIO

19 Luglio 1992, pomeriggio. La mafia (e non solo) compie la strage di via d’Amelio uccidendo il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

L’attentato segue di due mesi la strage di Capaci, in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla mafia.

L’esplosione, avvenuta in via Mariano D’Amelio dove viveva la madre di Borsellino e dalla quale il giudice quella domenica si era recato in visita, avvenne tramite una Fiat 126 contenente circa 100 chilogrammi di tritolo.

La bomba venne radiocomandata a distanza ma non è mai stata definita l’organizzazione della strage, nonostante il giudice fosse a conoscenza di un carico di esplosivi arrivato a Palermo appositamente per essere utilizzato contro di lui. Si sospetta che il detonatore che ha provocato l’esplosione sia stato azionato dal Castello Utveggio.

Dopo l’attentato, non fu mai trovata l’agenda “rossa” che il giudice portava sempre con sé e dove annotava i dati delle indagini.

Oggi a Pelrmo sono arrivati fiumi di persone, giovani, da tutta Italia per ricordare Paolo Borsellino. E come avviene ogni anno, a simbolo della battaglia per la ricerca della verita’ sulla strage di via D’Amelio, hanno scelto l’agenda rossa, con il diario del magistrato, scomparsa misteriosamente subito dopo l’attentato.

Nel  corso di un corteo hanno contestato il presidente Napolitano manifestando solidarietà ai Pm di Palermo che indagano sulla trattativa.

La ricerca della verità merita di anteporre i limiti dell’immunità per far luce reale su quello che è successo in via D’Amelio. In modo particolare sulla trattativa Stato-Mafia, pista su cui stanno lavorando il magistrati inquirenti di Palermo. Lo Stato non può permettere che su di esso cadano ombre. Ed è per tale ragione che bisogna aprire le finestre del Palazzo dello Stato, anche quella più piccola. Solo la luce può fare chiarezza su una delle vicende più nere che l’Italia possa contare. Porrenon aiuta a ridare fiducia sulle istituzioni alla gente,  è senza dubbio deleterio.

Redazione Corriere

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