TERME, I LAVORATORI OCCUPANO LA STRUTTURA

La scelta maturata stamane. Si continua ancora a promettere sostegni dalla Regione di difficile attuazione

Passo estremo, ma previsto, dei lavoratori termali che da stamattina hanno occupato la struttura termale, visto  che “a distanza di tre settimane dall’inizio della protesta avviata per scongiurare il rischio della loro chiusura hanno saputo produrre solo tante dichiarazioni d’intenti e un emendamento che dovrebbe solo garantire la prosecuzione temporanea dell’attività d’azienda, emendamento che peraltro non si ha certezza possa produrre i suoi effetti considerato che tecnicamente non risponde all’intrigata situazione legislativa che avvolge tutta la storia delle terme di Sciacca”.

I lavoratori lamentano che le buone intenzioni manifestate durante “la processione ed incontri con politici e amministratori sembra trovino un ostacolo insormontabile nella intrigata vicenda legislativa e di vincoli intessuta dalla stessa politica sulla problematica delle Terme”.

Sia i lavoratori che le Organizzazioni sindacali ritengono “che non è certamente possibile accettare che il destino di un futuro di crescita e occupazione siano legate a leggi, regole e vincoli burocratici-amministrativi, ma che sia necessaria solo la volontà di recuperare e restituire un patrimonio alla sua naturale funzione che se ben amministrata sarà capace di produrre economia, lavoro e benessere a tutto il territorio”.

Le terme, nel 2005, subirono la trasformazione da Azienda Autonoma delle Terme in Terme di Sciacca Spa. L’allora decisione dell’assessore regionale al Turismo, Fabio Granata, fu assai accelerata. Scelta che portò a trasferire tutte le passività alla neonata società termale, costituita in società per azioni. Un passaggio che obbligò la Terme di Sciacca Spa a sottostare alle rigide norme comunitarie in materia di libera concorrenza.

Il capitale sociale della spa, pur essendo interamente pubblico, non consente alla regione nessun intervento economico destinato al ripianamento di debiti. Un errore madornale che ancora oggi, taluni politici, si ostinano a sottovalutare.

 

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