Smart Working: La chiave per un lavoro più inclusivo

Donne e Sud Italia beneficiano maggiormente del lavoro da remoto, secondo uno studio di Bankitalia
Lo smart working si conferma un potente alleato dell’inclusione nel mercato del lavoro italiano, soprattutto per le donne e per le aree del Mezzogiorno. A evidenziarlo è una ricerca condotta da un team di economisti di Bankitalia, che ha analizzato l’impatto del lavoro da remoto sull’occupazione a partire dalla sua ampia diffusione durante la pandemia.
Secondo lo studio, il lavoro agile ha contribuito ad aumentare sia il tasso di attività che quello di occupazione, con effetti particolarmente significativi tra le donne tra i 25 e i 45 anni, spesso impegnate nella cura dei figli. In contesti dove i servizi per l’infanzia sono carenti, la possibilità di lavorare da casa ha rappresentato una concreta opportunità per conciliare vita privata e professionale.
I benefici si estendono anche al Sud e alle zone meno densamente popolate, dove ostacoli logistici e carenze infrastrutturali hanno storicamente limitato l’accesso al lavoro. Lo smart working ha ridotto queste barriere, favorendo l’ingresso o il reinserimento nel mondo professionale.
L’analisi si basa su un ampio database amministrativo che copre l’intera popolazione di lavoratori in modalità agile. I dati mostrano una maggiore diffusione del fenomeno nelle regioni settentrionali e nelle grandi città, con una prevalenza femminile nell’adozione del lavoro da remoto, a conferma del suo ruolo inclusivo.
Infine, lo studio esclude che i risultati siano frutto di tendenze preesistenti: non si rilevano segnali di miglioramento nei dati antecedenti alla diffusione dello smart working. Questo rafforza l’idea che il lavoro da remoto abbia avuto un impatto diretto e significativo sull’occupazione, contribuendo a ridurre divari territoriali e di genere.