Referendum sulla giustizia: centrodestra e opposizioni ai blocchi di partenza

Oltre ai partiti di opposizione, contraria anche l’Associazione nazionale magistrati, che annuncia un comitato per il no

Alla vigilia dell’approvazione definitiva della riforma della giustizia, il centrodestra accelera sul fronte referendario. Forza Italia, con Maurizio Gasparri in prima linea, annuncia l’intenzione di promuovere il referendum, individuando Enrico Costa e Pierantonio Zanettin come referenti dei comitati per il sì. La maggioranza punta a raccogliere rapidamente le firme di un quinto dei parlamentari, ma non esclude anche la via popolare o quella dei consigli regionali. Fratelli d’Italia, memore dell’esperienza Renzi, evita la personalizzazione: «Non sarà un voto su Meloni», chiarisce Giovanni Donzelli.

Le opposizioni, dal canto loro, preparano una mobilitazione nazionale per il no. Angelo Bonelli (Verdi) accusa il governo di voler controllare la magistratura, mentre il ministro Carlo Nordio liquida le critiche come «litania petulante» e ribatte con ironia alle perplessità di Ignazio La Russa: «La riforma vale un candelabro».

Contraria anche l’Associazione nazionale magistrati, che annuncia un comitato per il no. Il presidente Cesare Parodi non esclude le dimissioni in caso di vittoria del sì e sottolinea come l’esito possa dipendere anche da fattori esterni, come scandali giudiziari. Il centrodestra, infatti, punterà la campagna su errori giudiziari e correntismo, pur senza testimonial ufficiali: Gaia Tortora e Antonio Di Pietro, pur favorevoli alla riforma, si chiamano fuori.

Il voto potrebbe tenersi tra marzo e aprile 2026, dopo i tempi tecnici di pubblicazione e verifica. Il viceministro Francesco Paolo Sisto sintetizza: «Prima si farà, meglio sarà».