Prestò l’identità a Matteo Messina Denaro: per Bonafede condanna confermata anche in appello

Confermata dalla Corte d’appello di Palermo la condanna a 14 anni per Andrea Bonafede, la cui complicità, secondo l’accusa, ha permesso al boss Matteo Messina Denaro di condurre una vita normale nonostante la latitanza e di potersi curare sfruttando il sistema sanitario nazionale 

CAMPOBELLO DI MAZARA- Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara, che prestando l’identità al boss ha di fatto prolungato la latitanza fino al giorno della cattura (16 gennaio 2023) a Palermo, riceve la conferma della condanna a 14 anni di carcere anche dalla Corte di appello. Bonafede ha scelto di essere processato col rito abbreviato puntando sullo sconto di un terzo della pena. Era accusato di associazione mafiosa. Secondo le indagini e gli elementi raccolti dai magistrati, è emerso che il geometra era a disposizione del capomafia prima del suo arresto. La procura indagando sull’architetto Massimo Gentile, che avrebbe ceduto la propria identità al boss per comprare un’auto nel 2014, ha scoperto che il veicolo, nel 2017, venne intestato alla madre di Bonafede, segno che tra i due c’erano rapporti già allora. E poi c’è la prima casa di Campobello in cui Messina Denaro ha vissuto, affittata a nome di Andrea Bonafede nel 2007. Circostanza confermata agli inquirenti dall’ex convivente dell’imputato. La donna dichiarò che il geometra non ha mai abitato nell’appartamento avendo convissuto con lei, nonostante pagasse il canone: circostanza che, per gli investigatori, prova che nell’immobile vivesse il boss. Il ruolo di Bonafede, è emerso nel corso delle indagini che hanno portato alla cattura di Messina Denaro. Bonafede venne arrestato pochi giorni dopo la cattura del padrino. Oltre all’identità, gli ha consegnato la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche a cui doveva sottoporsi a causa della sua malattia.