Piove ma è sempre allarme: acqua potabile sotto i 4 milioni di metri cubi in provincia di Agrigento
Le piogge recenti, pur frequenti, non hanno avuto l’intensità necessaria per rimpinguare gli invasi che forniscono acqua potabile
L’acqua potabile disponibile nelle dighe che riforniscono una dozzina di comuni non supera i 4 milioni di metri cubi, una soglia critica che mette in allerta l’intero territorio. A garantire l’approvvigionamento sono solo tre invasi: la diga Castello di Bivona con 1,9 milioni di m³, il Fanaco con 1,7 milioni e Piano Leone con appena 317 mila. Volumi ben inferiori rispetto alla capacità complessiva, perché una parte dell’acqua è destinata ad altri usi o rientra nella cosiddetta “quota morta”. La Castello serve anche l’agricoltura, mentre Fanaco e Piano Leone sono destinati esclusivamente all’uso potabile. Nel quadro rientrano anche la diga Raia di Prizzi, che fornisce acqua a Corleone e parte dell’irrigazione della valle Sosio‑Verdura, e il lago Arancio, utilizzato solo per scopi irrigui. La situazione è peggiorata dopo il trasferimento di oltre 5,3 milioni di m³ verso Palermo, rimasta senza risorse dalla diga Garcia. Una scelta che ha allarmato migliaia di agricoltori del Belice, già in difficoltà per la sopravvivenza di vigneti, uliveti e ortaggi. Le piogge recenti, pur frequenti, non hanno avuto l’intensità necessaria per rimpinguare gli invasi. I torrenti hanno aumentato la portata, ma senza sbarramenti l’acqua continua a defluire verso il mare, aggravando una crisi che rischia di esplodere nei prossimi mesi.





