Opposizioni più compatte dopo la battaglia sulla Manovra
Elly Schlein e Stefano Bonaccini all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico presso il centro congressi 'La Nuvola', Roma, 12 marzo 2023. ANSA/FABIO CIMAGLIA
Nonostante le divergenze, il centrosinistra esce rinfrancato dal confronto in Senato. Una giornata che rinsalda il fronte progressista.
Nel giorno pre natalizio del voto di fiducia sulla Manovra, il clima a Palazzo Madama restituisce l’immagine di un campo progressista più coeso. I senatori del centrosinistra espongono cartelli rossi con la scritta “Voltafaccia Meloni”, accompagnati da riferimenti alle promesse mancate su pensioni, sanità e pressione fiscale. La segretaria del Pd, Elly Schlein, accusa la presidente del Consiglio di aver “tradito ogni impegno” e richiama l’opposizione alla responsabilità di costruire un’alternativa credibile. Nel bilancio della giornata, diversi esponenti Dem parlano di un lavoro di squadra che ha permesso di incidere su alcuni punti della legge. Anche il leader M5S Giuseppe Conte rivendica un risultato concreto: il ritiro della norma sui lavoratori sottopagati, definita “inaccettabile”. In Aula non mancano i riconoscimenti reciproci tra le forze di minoranza. Il capogruppo Pd Francesco Boccia ringrazia uno a uno gli alleati, ribadendo che “un’altra idea di Paese esiste già”. Dal fronte pentastellato, Stefano Patuanelli elenca gli emendamenti condivisi: dalla Transizione 4.0 alla lotta al fiscal drag, fino all’estensione della no tax area. Per lui, criticare il governo non basta: serve costruire una proposta alternativa, e questa Manovra è stata un primo banco di prova. Anche Italia Viva e Azione attaccano il provvedimento, pur con sfumature diverse. Iv parla di “assenza di visione”, mentre Carlo Calenda riconosce pochi elementi positivi. Più dura Avs, che definisce la Manovra “classista” e “deludente”. Nonostante le divergenze, il centrosinistra rivendica una serie di successi ottenuti grazie a una strategia non ostruzionistica ma determinata nei momenti chiave: pensioni, condoni, lavoro povero. Ora resta l’incognita della possibile riforma elettorale in senso proporzionale, che potrebbe ridisegnare equilibri e alleanze nel prossimo futuro.





