Natale 2025: il messaggio dell’Arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano
“Le incertezze e le contraddizioni, di cui sono intrisi i nostri cammini, possono e devono venire alla luce, perché la luce le possa trasfigurare e ne possa fare occasioni di salvezza e di riscatto”
«È un’ora buia. Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore»; con queste parole papa Francesco iniziava la preghiera per la “Pace nelle terre” il 27 ottobre 2023. Un’ora buia che si allunga a questo Natale di Gesù – il Risorto – che ci apprestiamo a vivere. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (cfr. Is. 9,1-6). Non c’è buio che non possa essere squarciato dalla luce: nessuna notte della storia è destinata a restare tale e nessuna persona che la attraversa è condannata per sempre a vagare alla cieca. Le incertezze e le contraddizioni, di cui sono intrisi i nostri cammini, possono e devono venire alla luce, perché la luce le possa trasfigurare e ne possa fare occasioni di salvezza e di riscatto. «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» ascoltiamo all’inizio del Vangelo secondo Giovanni. Il Concilio di Nicea – di cui si celebrano i 1700 anni – ci ha consegnato questa certezza, di cui oggi vogliamo riappropriarci: la luce che illumina il mondo ci precede, perché non viene da noi, e ci supera, perché non si esaurisce con noi; non si spegne, perché attinge alla fonte stessa della luce e non abbaglia, perché piuttosto ha il potere di rivelare ed esaltare ciò su cui si posa. Ma è necessario alimentarla, questa luce, per mantenerla accesa, perché corriamo continuamente il rischio di camminare con lampade spente o destinate a spegnersi.
Basta guardare i grandi scenari internazionali, per renderci conto che è notte fonda riguardo alla pace tra le nazioni e alla fraternità tra i popoli, ed è ancora più stridente proprio in questi giorni, in cui la liturgia dell’Avvento ci descrive i tempi messianici con immagini di tutt’altro tenore: «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (cfr. Is. 9,1-6). E senza andare lontano basta aprire una finestra sui piccoli mondi delle nostre città e delle nostre case, per vedere che è notte inoltrata riguardo a innumerevoli povertà e ferite, vecchie e nuove, che non risparmiano nessuno.
Mentre tante lampade continuano a spegnersi, tra menti sempre più confuse e coscienze sempre più disorientate, vocazioni sempre più fragili e doveri sempre più traditi, il Signore ci riconsegna l’arte del servizio alla luce, per noi stessi e per quelli a cui ci manda. «Voi siete la luce del mondo» (Mt. 5,14). Accogliamola con fiducia ed esercitiamola con impegno. Ne raccoglieremo certamente i frutti, anche se questi richiederanno tempi lunghi di crescita e fasi complesse di maturazione. Non preoccupiamoci di elaborare teorie, animare dibattiti, sostenere confronti e difendere posizioni, ma unicamente di continuare ad attingere alla fonte, restare in comunione, farci carico e prenderci cura.
E il Signore, che continua a venire per rendere piena e definitiva la sua promessa di fedeltà, farà tutto il resto, conducendoci lui stesso alla sorgente della vita, alla cui luce vedremo la luce (cfr. Sal. 36,10). Il mio augurio natalizio: Siate portatori di Luce!
«La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (cfr. Gv. 1, 1-18).





