Mozione per ridurre il diritto di voto ai sindaci morosi: senza modifica statutaria è solo aria fritta

L’assemblea dei soci dell’Ati ha approvato una mozione che propone di limitare il diritto di voto in seno ad AICA per i soci morosi, ossia i Comuni che non hanno saldato i debiti con l’azienda che gestisce il servizio idrico in provincia di Agrigento. Ma quanto peso ha davvero questa decisione?
AGRIGENTO– La mozione approvata è stata annunciata dai 24 sindaci come una forte azione per mettere i sindaci morosi con le spalle al muro. Ovviamente, abbondano i toni trionfalistici da parte dei sindaci, dichiarazioni roboanti come quella del sindaco di Sciacca. Dal punto di vista giuridico, una mozione, pur essendo stata approvata, non ha alcun valore vincolante se non è supportata da una modifica statutaria formale. Modifica che richiede un iter ben più complesso, previsto dalla normativa e dai regolamenti interni dell’ATI e di AICA. La legge è chiara e nel nostro ordinamento il diritto di voto all’interno di enti consortili o assembleari come AICA è disciplinato dallo statuto costitutivo dell’ente stesso. Modificare le regole che regolano la rappresentanza e il peso politico dei soci richiede un atto deliberativo conforme alle norme, con la maggioranza qualificata prevista e il rispetto delle garanzie di partecipazione. Una mozione, per quanto solennemente votata, rappresenta solo un atto di indirizzo politico, privo di effetti esecutivi. È come annunciare una multa senza avere l’autorità per emetterla. Dunque, senza le necessarie modifiche formali allo statuto di AICA e senza un riscontro normativo, ogni pretesa di limitare il diritto di voto ai sindaci morosi resta nel campo delle intenzioni. Anzi, potrebbe facilmente trasformarsi in un boomerang, scatenando ricorsi e accuse di strumentalizzazione. Il sindaco di Sciacca, uno dei più attivi promotori della mozione, ha rilasciato interviste dai toni trionfalistici, presentando l’atto come un passo decisivo per punire i Comuni inadempienti. Ma nei fatti, siamo di fronte a un annuncio senza fondamento giuridico, utile solo a livello mediatico, ma privo di qualsiasi efficacia concreta. La situazione finanziaria dell’azienda è drammatica e richiede interventi strutturali, non teatrini assembleari. Parlare di sospensione del voto senza basi giuridiche significa alimentare la confusione e sviare l’attenzione dai veri problemi: la gestione del debito, la qualità del servizio e la trasparenza amministrativa.
I cittadini chiedono acqua, non fumo.