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MAFIA: GUARDIA DI FINANZA SEQUESTRA BENI PER 800 MILA EURO AL RIBERESE GENNARO SORTINO

Dopo l’uccisione di Carmelo Colletti, raggiunse il New Jersey sotto la protezione della famiglia mafiosa “Decavalcante”. Condannato a 16 anni si rese latitante

Beni per un valore complessivo di 800.000,00 euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Agrigento ad un affiliato a ‘cosa nostra’ della famiglia di Ribera.

Il provvedimento del Tribunale di Agrigento ha riguardato Gennaro Sortino, nato a Ribera nel 1922, personaggio di spicco di “cosa nostra” che, nel gennaio 2009, è stato condannato con sentenza definitiva della Corte di Appello di Palermo per il reato di associazione mafiosa.

Gennaro Sortino, riconosciuto organico a “cosa nostra” già dal lontano 1987, rientrato in Sicilia dopo 16 anni di latitanza trascorsa in buona parte negli U.S.A., offrì piena disponibilità alla famiglia mafiosa di Ribera e in particolare al capo indiscusso Paolo Capizzi.

Le indagini furono avviate su delega della Procura della Repubblica di Agrigento e hanno consentito la ricostruzione del patrimonio immobiliare del valore di 800.000 euro accumulato con l’attività mafiosa. Con l’esecuzione dell’odierna operazione, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro diversi rapporti bancari di conto corrente, nove appezzamenti di terreno e due fabbricati di cui uno ad uso commerciale, tutti a Ribera.

Gennaro Sortino era stato condannato a 16 anni di reclusione. Dopo l’uccisione di Carmelo Colletti fugge negli States e si rifugia nel New Jersey dove vive una numerosa colonia di riberesi. Secondo gli inquirenti, torna a Ribera  solo quando la pena va in estinzione e si mette in affari con i Capizzi.
I «picciotti» d’oltreoceano hanno collaborato e hanno svelato contatti e gli scambi di favori fra la mafia siciliana e quella americana.
Sono due i pentiti «americani» :Frank Scarabino, 50 anni, nato a New York, e ritenuto “associated” alla famiglia Decavalcante, e Anthony Rotondo, capo decina della stesso gruppo criminale americano, che si è autoaccusato di quattro omicidi ed è libero in attesa di giudizio. Una parte del contributo dei due è contenuta nei fascicoli dell’inchiesta coordinata dai pm della Dda di Palermo che hanno fatto scattare il blitz «Welcome back» con cinque ordini di custodia cautelare. Scarabino era – come ha egli stesso raccontato – il braccio destro di Frank Polizzi che di volta in volta gli presentava «personaggi che venivano dalla Sicilia come appartenenti all’organizzazione».
Scarabino ha anche raccontato di avere «procurato documenti d’identità falsi a killer provenienti dalla Sicilia che erano stati chiamati per eseguire omicidi negli Stati Uniti» e che «la maggior parte dei siciliani che mi ha presentato Frank venivano da Ribera, Messina e Palermo». Scaribino ha anche parlato di traffico di droga tra Usa, Canada e Sicilia nel quale «erano coinvolte le famiglie mafiose agrigentine anche al fine di ricompattarle».

Redazione Corriere

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