L’ira funesta di Margherita La Rocca: “Da Cuffaro toni e termini maschilisti e inaccettabili”
La deputata interviene dopo le parole pronunciate, seppur al telefono nelle intercettazioni che lo riguardano nell’indagine della Procura di Palermo, dall’ormai ex segretario della Dc Totò Cuffaro e rivolte a lei
MONTEVAGO- Una frase che contiene un aggettivo che riporta alla professione più antica del mondo. Un aggettivo rivolto alla deputata Margherita La Rocca Ruvolo contenuta in una delle intercettazioni a corredo delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Palermo. “Respingo con forza i toni e la terminologia utilizzata nei miei confronti in più contesti svelati dall’inchiesta, che mostrano un atteggiamento maschilista e arrogante con un linguaggio inaccettabile nei confronti di una donna che svolge il proprio ruolo istituzionale con impegno e dedizione”, chiosa la deputata che rimarca che “come sempre, quando si deve attaccare una donna, l’insulto “sessista” diventa normale, quasi un intercalare a cui purtroppo non si dà più peso perché siamo abituati a queste volgarità da postribolo. Insulti che non possono essere declinati al maschile, usati da chi, evidentemente, non è capace di confrontarsi sui contenuti e pensa che dando a una donna certi appellativi possa svilirla nella sua dignità”. E aggiunge: “Trovo inoltre grave e fuori luogo – aggiunge la parlamentare – il riferimento a mio marito, un medico serio e affermato con oltre quarant’anni di esperienza che non ha bisogno e non mai cercato incarichi, che ha sempre lavorato per la sanità pubblica, sicuramente in modo diverso da come facevano i protagonisti di questa indagine che, al di là dell’iter giudiziario che farà il suo corso nel rispetto del lavoro degli inquirenti e del diritto alla presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, mostra un quadro di interessi opaco, una lobby affaristica che aveva smarrito il senso, o forse non lo aveva mai trovato, dell’interesse pubblico, soprattutto in ambito sanitario”. Poi spiega: “Nel comunicato a cui si fa riferimento nelle intercettazioni, e successivamente nel mio intervento all’Ars – spiega la parlamentare – mi sono limitata a esprimere il mio forte disappunto per le parole e l’atteggiamento del deputato Carmelo Pace che parlava in un’intervista di un “tavolo ristretto” che decideva sulla sanità. Parole che già allora mi sembravano rivelare manovre poco chiare mentre si parlava di nomine di manager e riorganizzazione sanitaria. Un disappunto dettato dal rispetto delle istituzioni e dalla necessità di trasparenza in un settore che riguarda la vita e la salute di tutti. Un disappunto che a molti mesi di distanza sembra essere stato fondato e che oggi ancora di più mi convince delle mie posizioni, di allora e di oggi”.




