Le mosse del sindaco e l’appello a tutti di essere protagonisti del futuro

Tra crisi politica, isolamento e manovre tattiche, il dialogo lanciato dal sindaco con parte del centrodestra apre più interrogativi che prospettive

SCIACCA. L’incontro tra il sindaco e alcuni consiglieri di opposizione di centrodestra, avvenuto nel momento più acuto della crisi con la sua stessa maggioranza, ha acceso un fronte di polemiche che continua a dilatarsi. Un gesto giudicato da molti come improvviso e spiazzante, interpretato come il tentativo di aprire una fase di collaborazione proprio con quell’area politica che, fino a poche settimane fa, contestava duramente l’azione amministrativa. Le critiche sono arrivate da ogni direzione: dalla maggioranza, che ha letto l’iniziativa come un segnale di sfiducia e di rottura, e da una parte del centrodestra, che ha bollato l’apertura come “assurda”. Va ricordato che Fabio Termine sostiene di essere stato invitato, circostanza confermata dopo il rimprovero che un autorevole esponente regionale del centrodestra avrebbe fatto nei confronti del rappresentante locale che avrebbe promosso l’incontro. Il risultato è un sindaco che oggi appare più isolato che mai, stretto tra un partito in fibrillazione e un’opposizione che respinge ogni ipotesi di dialogo.

Che significato politico ha avuto questa mossa? L’appello alla collaborazione lanciato anche in aula sembra andare oltre la ricerca di un clima più disteso. Per diversi osservatori si tratta di un tentativo di costruire nuove alleanze, o almeno di garantirsi una sopravvivenza politica fino alla fine del mandato. Una strategia per allargare il perimetro del consenso in un momento in cui la maggioranza è ormai deflagrata e il Partito Democratico vive una crisi che ha lasciato Termine in una posizione particolarmente scomoda. A complicare il quadro c’è ancora la sensazione, sempre più diffusa, che il sindaco non stia agendo da solo: che dietro le sue mosse vi sarebbe una regia discreta, un sostegno capace di orientarne i passi in questa fase delicata. Un’interpretazione che circola con insistenza (smentita comunque da Termine, che ha sempre sostenuto di non essere mai stato strumento di nessuno e che ha aderito al Pd schierandosi nell’area più vicina alle sue posizioni) soprattutto alla luce della sua recente e rumorosa adesione al Pd, scelta che avrebbe dovuto aprire nuove prospettive e che invece sembra averlo trascinato in un labirinto di tensioni interne. Intanto, sul piano nazionale, il Pd appare meno diviso rispetto ai mesi scorsi. Un contesto che potrebbe non offrire più a Termine gli appigli politici che forse immaginava di trovare ai livelli regionale e romano. Per ora, le sue mosse sono evidenti: mantenere in piedi l’amministrazione, nella speranza che il partito gli tenda una mano e che qualche interlocutore esterno accetti di condividere un tratto di strada.“Facciamo come con le terme – ha detto – camminiamo insieme anche su altre partite che si giocheranno per costruire cose positive della città. Sono convinto che la classe politica cittadina in questa direzione può fare tanto. Senza gioco di parte – ha aggiunto – e vista la situazione che si è generata, bisogna dare rappresentanza alla città e il consiglio comunale, che ne è espressione, deve agire in modo collaborativo. Convocherò i consiglieri prima di ogni seduta per decidere insieme cosa fare per la città, ne usciremo tutti in maniera più forte. Non voglio mettere in difficoltà nessuno, ma ognuno può fare la sua parte restando nel suo spazio politico”. Resta da capire se questa strategia verrà percepita come un gesto di responsabilità “nell’interesse della città”, come il sindaco continua a sostenere, o come una manovra estrema per restare a galla. La risposta non tarderà: la politica, soprattutto nei momenti di crisi, non concede molto tempo per gli esperimenti.