La donna dispersa a Favara: è giallo sulle grate aperte aperte del collettore

Ci si pongono domande che aspettano delle risposte, mentre l’ansia per il mancato ritrovamento della donna prosegue.
Nei luoghi delle ricerche di Marianna Bello, la 38enne di Favara inghiottita sabato mattina dalla furia dell’acqua durante un violento nubifragio, è stato anche il procuratore capo di Agrigento Giovanni Di Leo. Al momento non risulta aperta alcuna inchiesta in quanto tutto è concentrato sul ritrovamento della donna.
Ieri ci sono state polemiche sulle due grate del collettore di acque bianche di piazza Libertà, dove sarebbe finita Marianna Bello, risultate aperte. E proprio quel collettore avrebbe “inghiottito” la trentottenne dispersa. Il sindaco Antonio Palumbo ha riferito che a marzo era stata fatta la pulizia di tutte le caditoie e ne era stata fatta realizzare una nuova perchè la zona spesso risulta soggetta ad allagamenti. Ci si pongono domande che aspettano delle risposte, mentre l’ansia per il mancato ritrovamento della donna prosegue.
Ieri, dopo il ritrovamento del portafogli di Marianna con all’interno la foto di uno dei tre figli piccoli, è stato deciso di concentrare maggiormente le ricerche in quella zona. Il prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, e il questore Tommaso Palumbo, ieri pomeriggio hanno coordinato una riunione operativa, dove è stato deciso di andare avanti con le perlustrazioni, giorno e notte, senza sosta e in tutti i punti dove sfocia il vallone.