Inchiesta appalti: le accuse a Carmelo Pace e al direttore del Consorzio di bonifica Giovanni Tomasino
Secondo gli investigatori, il funzionario avrebbe ricevuto somme di denaro attraverso Salvatore Cuffaro e Carmelo Pace, ritenuti intermediari capaci di esercitare pressioni anche sul piano politico
Un presunto intreccio di favori, influenze politiche e denaro scuote anche il Consorzio di Bonifica della Sicilia Occidentale. Il direttore generale, Giovanni Giuseppe Tomasino, è accusato di aver orientato l’assegnazione di futuri appalti pubblici a vantaggio di imprese considerate “vicine”. Secondo gli investigatori, Tomasino avrebbe gestito con finalità selettive la propria discrezionalità amministrativa, costruendo un sistema basato su accordi riservati e relazioni privilegiate. A fronte di questi presunti vantaggi, l’imprenditore favarese Alessandro Vetro, indicato come referente delle aziende beneficiarie, avrebbe versato somme di denaro destinate al direttore del Consorzio. Il flusso di denaro, secondo l’accusa, sarebbe passato attraverso Salvatore Cuffaro e Carmelo Pace, ritenuti intermediari capaci di esercitare pressioni su Tomasino anche sul piano politico. Il loro ruolo sarebbe stato quello di sostenere le imprese legate a Vetro, garantendo loro una corsia preferenziale nell’aggiudicazione degli appalti. Su questo aspetto ieri in una intervista Cuffaro ha dichiarato: “Non ho mai dato soldi a Tomasino per il semplice motivo che non li ho mai ricevuto. Su questo sono categorico. Ho una ostinata fiducia nella giustizia”. L’obiettivo del presunto meccanismo secondo l’accusa sarebbe stato quello di assicurare vantaggi competitivi agli imprenditori “amici” nelle gare pubbliche del Consorzio. L’inchiesta è in corso e potrebbe avere ripercussioni significative sulla governance degli enti regionali coinvolti.




