Il terremoto politico siciliano: Meloni furiosa per l’inchiesta su Cuffaro

Schifani smentisce ipotesi sue dimissioni, ma il futuro del governo regionale è appeso a un filo.

Il “caso Sicilia” è esploso con fragore nel cuore della politica nazionale, travolgendo equilibri già precari e accendendo tensioni tra Roma e Palermo. L’inchiesta che coinvolge Totò Cuffaro e ambienti vicini alla Democrazia Cristiana ha provocato un vero e proprio terremoto politico, con ripercussioni che si fanno sentire fino ai vertici di Fratelli d’Italia. Fonti interne al partito (lo scrive oggi La Sicilia) descrivono una Giorgia Meloni «incazzata» per quanto emerso dalle carte giudiziarie e dalle rassegne stampa. Il nervosismo è palpabile, alimentato dalla sensazione di essere stati ignorati: «Noi vi avevamo avvertiti», è il mantra che rimbalza nei corridoi romani, rivolto a chi ha scelto di “imbarcare” Cuffaro e, peggio ancora, di affidargli un ruolo centrale nella gestione della Regione.

Il peso dell’inchiesta e lo spettro della crisi

A prescindere dai risvolti giudiziari, il quadro delineato dagli atti è ritenuto da FdI sufficiente per confermare le preoccupazioni sollevate in passato. In particolare, il deputato nazionale Sbardella avrebbe più volte messo in guardia il presidente della Regione Renato Schifani sullo «strapotere» di Cuffaro e del suo (ex?) alleato Luca Sammartino, assessore regionale all’Agricoltura. Nonostante le voci di un possibile azzeramento della giunta, il tema non è stato ancora affrontato ufficialmente. Tuttavia, l’asse tra Fratelli d’Italia e l’Mpa di Raffaele Lombardo sembra intenzionato a chiedere «una discontinuità nei fatti». E se Schifani non dovesse accogliere la richiesta, avverte qualcuno, «nessuno scenario è da escludere».

Schifani resiste, ma le voci di dimissioni non si placano

Il presidente Schifani, per ora, smentisce categoricamente ogni ipotesi di dimissioni. Ma il clima resta incandescente. Le indiscrezioni si rincorrono, alimentate da un malcontento crescente e da una pressione politica che rischia di trasformarsi in una crisi istituzionale. Il “caso Sicilia” è ormai aperto, e le prossime settimane si preannunciano decisive. Tra richieste di discontinuità, tensioni interne alla maggioranza e un’opinione pubblica sempre più attenta, il futuro del governo regionale è appeso a un filo.