Il ritorno segreto di Cuffaro: l’inchiesta svela il piano con cui avrebbe voluto riprendersi la Regione

Lo avrebbe detto in una delle intercettazioni della Procura Vito Raso, storico collaboratore e attuale membro della segreteria particolare dell’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano, in quota alla nuova Democrazia Cristiana.

Un progetto politico ambizioso, coltivato nell’ombra e confidato solo agli uomini più fidati. Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, avrebbe pianificato un clamoroso ritorno alla guida dell’Isola. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura che ha chiesto gli arresti domiciliari per lui e altre diciassette persone, tra cui l’ex ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, oggi deputato nazionale di Noi Moderati. Secondo gli inquirenti, Cuffaro avrebbe puntato alla candidatura per la presidenza della Regione entro tre anni. A rivelarlo è Vito Raso, storico collaboratore e attuale membro della segreteria particolare dell’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano, in quota alla nuova Democrazia Cristiana. In una conversazione intercettata risalente al gennaio 2024, Raso racconta di un piano ben definito: «Totò vuole tornare, sta lavorando per questo».

Oltre la facciata: il ruolo occulto di Cuffaro

Ufficialmente, Cuffaro aveva sempre dichiarato di volersi dedicare esclusivamente alla riorganizzazione del partito. Ma per la Procura, dietro le quinte avrebbe continuato a esercitare un’influenza politica significativa, mantenendo una rete di relazioni capace di orientare nomine, selezioni e appalti pubblici. La sua figura, riabilitata dopo la condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra, sarebbe rimasta centrale nella gestione del potere regionale, nonostante le dichiarazioni di disimpegno. Un ruolo che, secondo gli investigatori, si sarebbe concretizzato in una strategia di lungo periodo per tornare al vertice della politica siciliana.

Un’inchiesta che scuote la Regione

L’indagine, che coinvolge esponenti politici e funzionari regionali, ha riacceso i riflettori su dinamiche opache e intrecci di potere che sembravano appartenere al passato. Il quadro delineato dagli atti giudiziari getta ombre pesanti sulla tenuta istituzionale della Regione e alimenta tensioni all’interno della maggioranza. Mentre da Roma filtrano segnali di forte irritazione, con Giorgia Meloni descritta come «furiosa» per quanto emerso, il governo regionale guidato da Renato Schifani si trova ora in una posizione sempre più scomoda. Il “caso Sicilia” è aperto, e le prossime mosse potrebbero ridisegnare gli equilibri politici dell’Isola.