Il mare che inghiotte la speranza: tragedia di Natale nel Mediterraneo

Nel periodo delle feste, mentre l’Europa celebra la pace e la famiglia, un nuovo naufragio al largo della Tunisia ricorda il dramma quotidiano delle migrazioni e la fragilità della speranza di chi tenta la traversata.

Nel pieno delle festività natalizie, mentre molte famiglie si riuniscono attorno a una tavola imbandita e le città si illuminano di luci e canti, il Mediterraneo torna a essere teatro di una tragedia che lacera la coscienza collettiva. Secondo quanto riportato da Sea Watch Italia, «116 persone hanno perso la vita nell’ennesimo naufragio del 2025. L’unico sopravvissuto è stato salvato da un pescatore tunisino…». Alarm Phone ha confermato che il barcone, carico di uomini, donne e probabilmente anche bambini in cerca di un futuro migliore, sarebbe affondato poco dopo la partenza dalle coste tunisine. Erano saliti a bordo giovedì scorso, spinti dalla speranza e dalla disperazione, affrontando il mare in condizioni proibitive. Lunedì, l’aereo di monitoraggio Seabird aveva tentato di individuarli, ma senza successo. Ieri pomeriggio, nel silenzio ovattato delle celebrazioni natalizie, arriva la conferma del naufragio: un’altra pagina dolorosa nella lunga storia delle migrazioni forzate. Il contrasto è stridente. Mentre il mondo celebra la nascita, la famiglia, la pace, centinaia di persone continuano a morire nel tentativo di raggiungere un luogo dove poter semplicemente vivere. Il Natale, che per molti è un momento di calore e protezione, per altri diventa il simbolo di ciò che manca: una casa, una terra sicura, un futuro possibile. Il pescatore tunisino che ha tratto in salvo l’unico sopravvissuto diventa così l’immagine più autentica dello spirito natalizio: un gesto di umanità semplice e immediata, compiuto senza clamore, che ricorda a tutti che la solidarietà non conosce confini né stagioni.