Il governo centrale impugna la legge siciliana che obbliga assunzione di personale medico non obiettore nelle strutture sanitarie pubbliche dell’isola

Critiche del Pd: “Governo sceglie di difendere lo status quo e voltare nuovamente le spalle alle donne”

Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge 23 del 5/06/2025 della Regione Siciliana. Lo comunicano i deputati di Fdi Russo e Varchi che commentano: «Violava la Costituzione, non si può negare agli obiettori di partecipare ai concorsi. L’obiezione di coscienza rappresenta l’espressione più autentica della libertà personale, religiosa, morale e intellettuale. Per tale motivo apprendiamo favorevolmente l’impugnativa da parte del consiglio dei Ministri della legge che prevedeva l’assunzione negli ospedali pubblici di medici e altro personale non obiettore di coscienza», spiegano. «La legge violava l’articolo 117 della Costituzione, che garantisce i principi di uguaglianza, di diritto di obiezione di coscienza, di parità di accesso agli uffici pubblici e in tema di pubblico concorso. La legge 194 del ’78 – aggiungono Russo e Varchi – garantisce appieno tutti i diritti in campo e in Sicilia non vi è alcun problema legato alla sua concreta applicazione».

Ad intervenire sul caso, con una posizione critica, è la deputata nazionale del Partito Democratico Giovanna Iacono: “Invece di affrontare un problema reale — in Sicilia, in molte strutture, oltre l’80% dei medici è obiettore e l’interruzione volontaria di gravidanza è di fatto impossibile — il governo sceglie di difendere lo status quo e voltare nuovamente le spalle alle donne – prosegue Iacono -. Quella approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, non è un’iniziativa parlamentare contro qualcuno, ma una legge finalizzata a garantire ciò che già la 194 prevede da oltre quarant’anni: libertà di scelta, tutela della salute, rispetto della dignità femminile. Roma, invece, si gira dall’altra parte e blocca chi lavora per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza. Manifesto – conclude – pieno sostegno all’iniziativa parlamentare di Dario Safina. I diritti non si toccano, la legge 194 si deve applicare, e nessuna impugnativa ci farà arretrare di un passo”.