“Il commissariamento dei soli vertici gestionali di Aica non sarebbe affatto risolutivo”

Lo sostiene la Consulta degli utenti, che ricorda gli innumerevoli inviti inascoltati rivolti ai sindaci soci per apportare correttivi alla gestione d’Ambito
“Per salvare l’acqua pubblica vengano commissariati i Sindaci e l’intero servizio idrico provinciale”. E’ il contenuto di un appello che la Consulta degli utenti di Aica ha inviato nelle scorse ore al Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, all’Assessore all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità Francesco Colianni, al Prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo, al Presidente di ATI Giovanni Cirillo, al Vice Presidente dell’Assemblea dei Soci Salvatore Di Bennardo e al Consiglio di Amministrazione di Aica. Una missiva che contiene l’ennesima forte critica ai sindaci soci del gestore del servizio idrico in provincia, ritenuti i primi responsabili della crisi in cui versa l’azienda costituita nel 2021. Per la Consulta, un commissariamento dei soli vertici gestionali di Aica non sarebbe affatto risolutivo in assenza di un riordino complessivo e definitivo dell’intero servizio idrico, a partire dalla correzione di quelle inadempienze dell’ente di governo dell’ambito, cioè dell’assemblea dei sindaci, che determina in ogni suo aspetto l’andamento del servizio e lo stato di salute del gestore. “I sindaci in Ati – scrive la Consulta nell’appello alle autorità regionali – dopo quattro anni di bilanci in rosso non hanno ancora adempiuto al riequilibrio economico finanziario e produttivo, come previsto per legge e dalla convenzione tra Ati e Gestore, e non hanno ancora affrontato con serietà e responsabilità l’unica questione davvero determinante per la sorte dell’acqua pubblica”. La Consulta ricorda poi i tanti suggerimenti di questi anni tutti volti alla correzione, in linea con le regole di settore, di “irregolarità – scrive – inadempienze, omissioni, che determinano la crisi profonda del gestore pubblico e il pessimo servizio idrico pagato a caro prezzo dall’utenza”. Poi un riferimento all’inchiesta della magistratura, che coinvolge anche una importante opera pubblica come la rete idrica della città capoluogo: “La magistratura – scrive la Consulta – sta apportando un enorme contributo documentale a ciò che i cittadini sanno benissimo, ovvero che il potere politico nel settore idrico (come anche nei rifiuti e nella sanità) determina, con le proprie decisioni, la pessima qualità dei servizi al cittadino”. Per le associazioni, “la perdita dei finanziamenti per la rete idrica di Agrigento non avviene per uno scherzo del destino, ma per precise macchinazioni politico-affaristiche che privilegiano gli interessi particolari piuttosto che il miglioramento del servizio pubblico e la tutela del bene comune. Peraltro – conclude – non si può trascurare che le indagini stiano coinvolgendo pienamente l’ex Assessore regionale all’Ambiente, l’agrigentino Roberto Di Mauro, dante causa di molti sindaci di peso e molto vicino ai vertici di Aica”.