Gli interventi di Catanzaro e Pace in aula sul caso Galvagno

Dibattito serrato e lungo sulla vicenda delle indagini che coinvolgono il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, che annuncia di non volere dimettersi

Michele Catanzaro (PD): “Noi abbiamo sempre detto bisognava stare attenti, tralasciando le associazioni e guardando i Comuni”.

«Io ho grande rispetto dei tribunali dove avvengono i processi. Qui siamo in un parlamento e c’è da affrontare la questione politica. Lei, presidente, ha detto che già da mesi sapeva di questa indagine. Io non voglio entrare nel merito rispetto alle cose che anche lei ha voluto esternare, cioè il fatto che non è in possesso di tante delle cose che legge sui giornali. Però noi oggi siamo chiamati al senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni». Il 5 gennaio 2023 avevamo proposto un’interrogazione sul tema del turismo», dice Catanzaro rivolgendosi al presidente della Regione Renato Schifani, presente in aula. «Lei ha cambiato gli assessori, ma alla fine rimane sempre lo stesso partito politico. Io non voglio fare demagogia… Però io non accetto, e lo dico ai colleghi, di essere tutti nello stesso calderone. Anche noi, nei mesi passati, lo abbiamo detto quando ci si accingeva a fare la finanziaria: bisognava stare attenti, tralasciando le associazioni e guardando i Comuni. E questo io lo rivendico. Non mi vergogno a dire che noi come Pd abbiamo portato avanti degli emendamenti. Non possiamo emettere giudizi fino a quando non sappiamo quello che avviene. Però è ovvio che come deputati dobbiamo rispondere agli articoli che ci vedono tutti dentro ai giornali».

Carmelo Pace (Dc): «No alla gogna mediatica e ai processi sui giornali e in parlamento»

«L’intervento di Galvagno è l’ennesimo atto di rispetto delle istituzioni», interviene il deputato agrigentino e capogruppo della Democrazia cristiana, Carmelo Pace. «C’è un vero massacro mediatico contro il presidente Gaetano Galvagno. Come garantisti diciamo no alla gogna mediatica, no ai processi sui giornali e no ai processi in parlamento. A giudicare devono essere esclusivamente i giudici»