Gestione reti idriche in Sicilia: i tanti dubbi della Corte dei Conti che chiede lumi alla Regione

Un documento di 224 pagine, un fitto e capillare dossier che individua i principali profili di criticità. Nella relazione anche lo stato di abbandono dei dissalatori, i costi sostenuti nello stato di inutilizzazione e la realizzazione dei nuovi dissalatori
Conclusa l’indagine sulla gestione delle reti idriche in Sicilia, la Corte dei Conti ha stabilito di convocare entro il mese di settembre un contraddittorio con la Regione e le parti in causa interessate, fissando il termine dell’8 settembre per il deposito di relazioni, memorie, documenti ed atti comunque rilevanti per le deduzioni documentali e tecniche. Un documento di 224 pagine, un fitto e capillare dossier che individua i principali profili di criticità. «I profili di criticità fondamentali, qualificanti e rilevanti negli esiti istruttori – si legge nel documento -, sono individuati nei punti che seguono: sussistono agli atti istruttori palesi e macroscopiche carenze documentali nella individuazione delle connessioni finanziarie e funzionali tra le diverse gestioni emergenziali che hanno interessato gli interventi per la realizzazione, il completamento e la manutenzione delle dighe, delle reti di grande adduzione delle risorse idriche, e delle reti comunali con decorrenza dall’anno 2001».
Inoltre, si chiedono tutta una serie di chiarimenti, come ad esempio quelli «in merito alla esatta individuazione delle misure d’intervento strutturale (ordinarie e straordinarie) programmate e/o in corso di attuazione sulle gravi carenze gestionali emerse in istruttoria, con riferimento alle grandi dighe ed alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei relativi bacini idrografici; si chiedono chiarimenti sullo stato della esecuzione delle misure di mitigazione richieste dall’Autorità di Bacino in data 24/2/2023 in riferimento al rapporto sulla siccità del 2022; si chiede di indicare, per ciascun Ambito Idrico Ottimale, la rilevazione delle risorse idriche in atto utilizzate e della loro provenienza, dei sistemi di derivazione e delle reti di approvvigionamento, con inclusione di tutte le informazioni relative allo stato di manutenzione delle reti idriche comunali; si chiede di trasmettere una ricognizione puntuale e dettagliata delle concessioni in atto valide ed efficaci per la gestione delle grandi dighe, con riferimento ai profili degli obblighi, dei vincoli e degli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria di ciascuna infrastruttura e del versamento dei connessi canoni di concessione (con inclusione delle informazioni relative all’aggiornamento periodico dei medesimi); si chiedono chiarimenti sullo stato delle valutazioni amministrative e gestionali correlate alla rilevazione istruttoria della concentrazione in unica autorità regionale (DRAR), delle competenze e delle funzioni riconducibili ai diversi ruoli di concedente e di concessionario della gestione dell’infrastruttura idrica».
E poi «si chiedono informazioni e chiarimenti sullo stato di abbandono dei dissalatori, sui costi sostenuti nello stato di inutilizzazione e sulla realizzazione dei nuovi dissalatori, con evidenza delle utilità di approvvigionamento idrico che si prevede di realizzare in relazione ai bisogni dei singoli territori dove saranno allocati i nuovi impianti; si chiedono chiarimenti sullo stato di organizzazione dei Consorzi di Bonifica, in relazione ai bilanci approvati ed alla capacità amministrativa di gestione di dighe, infrastrutture e reti irrigue e di riscossione dei relativi canoni d’uso; si chiedono informazioni e chiarimenti sullo stato degli interventi finanziati, de-finanziati, revocati ed annullati in relazione alla progettazione, realizzazione, completamento, manutenzione ordinaria e/o straordinaria di dighe, invasi, laghi collinari, reti di derivazione e di adduzione da fonti idrica di qualsiasi genere e tipo (sorgenti, pozzi, torrenti), in considerazione della diversa destinazione d’uso delle risorse idriche e della maggiore gravità rilevata nel settore irriguo».