Delitto Mattarella, arrestato ex prefetto Piritore per depistaggio: fece sparire guanto del killer
Per la procura di Palermo avrebbe “affermato il falso e taciuto ciò che sapeva”. Ha detto di avere consegnato il reperto alla Scientifica perché lo desse all’allora pm Grasso. Che ha detto di non saperne nulla. Si continua a indagare sul killer, fra mafia ed eversione di destra
PALERMO- Era sul luogo del delitto per effettuare indagini. Il suo nome, il nome di Bruno Contrada, spunta nella nuova inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex poliziotto Filippo Piritore per depistaggio. Il guanto del killer di Piersanti Mattarella sparito nel nulla. L’ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, torna in ballo nella storia del guanto che uno degli assassini del presidente della Regione dimenticò nell’auto usata per la fuga dopo il delitto. Contrada nell’anno, quando fu ucciso Piersanti Mattarella, su cui indagò sia come capo della Squadra mobile e capo della Criminalpol, aveva rapporti con la mafia di Michele Greco e Totò Riina. Lo hanno stabilito sentenze passate in giudicato, nonostante sia stato risarcito per ingiusta detenzione sulla base di una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo. Contrada, il 6 gennaio 1980, intervenne sotto casa di Mattarella, in via Libertà, insieme all’ufficiale dei carabinieri Antonio Subranni e all’allora pubblico ministero Piero Grasso. Acquisì informazioni sia dalla vedova di Mattarella, Irma Chiazzese, che dal figlio Bernardo, entrambi testimoni del delitto. Lo stesso Piritore ammette di aver informato del guanto Contrada. “Avvisai subito il dirigente della Mobile, nella persona di Contrada, che evidentemente mi disse di avvisare il dottor Grasso e di mandare i reperti alla Scientifica”, ha detto ai pm l’indagato. Contrada e Piritore, infine, secondo i magistrati, erano amici e si frequentavano anche oltre il lavoro.
Piritore intercettato: “Qualcosa fanno”. “Qualche cosa fanno”: così diceva Filippo Piritore, non sapendo di essere intercettato, confidava alla moglie il timore di essere coinvolto in iniziative giudiziarie. Era il 22 settembre 2024 e da poco era stato interrogato dalla Procura. “Tutto quello che mangio mi fa acidità per ora… è lo stress… tu non sai quello che…”, diceva alla donna. “E va beh fai male… sbagli… tanto non serve a un cazzo quindi… peggio per te… tutto sto stress ridicolo…”, rispondeva lei. “Rompere i coglioni dopo quarantacinque anni…”, continuava Piritore, riferendosi agli inquirenti che continuano a indagare sul delitto. “Qualche cosa fanno”, aggiungeva paventando iniziative contro di lui. “Ma che fanno… . Non fanno un cazzo… dopo quarant’anni che cazzo devono fare…sei tu che sei tipo uccello del malaugurio”, commentava la moglie.
Secondo il procuratore Maurizio de Lucia e i sostituti Francesca Dessì e Antonio Carchietti, le frasi captate sarebbero “incompatibili con la posizione di un funzionario che ha compiuto il proprio dovere”. Le frasi dopo l’interrogatorio. “Figura di merda, non ricordavo un cazzo…. io poi gliel’ho detto…’ guardi secondo me… dico saranno sparite negli anni ’90 perché dico prima nell”80 servivano da solo… non potevano servire solo per le impronte digitali… e dopo è venuto il Dna… quindi sono sparite da… se sono state occultate negli anni ’90… quando si è scoperto il Dna”, aveva detto alla moglie il 17 settembre dopo essere stato sentito, riferendole il contenuto dell’interrogatorio.
“Il tenore delle conversazioni intercettate rivelava innanzitutto un profondo sconvolgimento di Piritore sia prima che dopo le sue dichiarazioni, tanto che lo stesso cercava di sfuggire alle domande della moglie durante il tragitto per e da Palermo per sottoporsi all’atto istruttorio”, commentano i magistrati.
Il guanto del killer di Mattarella. E’ stato trovato nella Fiat 127 usata dai killer per l’agguato e poi abbandonata. “Un guanto di mano destra, in pelle di colore scuro marrone antistante al sedile anteriore destro”: così la polizia scientifica descrisse il reperto.




