Crisi politica, il centrodestra da falco a colomba. Per taluni consiglieri la sfiducia fa “90”

La crisi politica che ha investito la coalizione del sindaco Termine mette a nudo una realtà del centodestra diversa da mnquella del ruolo di attaccante dell’attività della giunta Termine ritenuta stagnante e di ordinaria amministrazione. La mozione di sfiducia è tornata alla ribalta ma proprio nel centrodestra stanno emergendo le colombe

SCIACCA- Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Santa verità. Tra l’opposizione a parole e l’opportunità di sfiduciare il sindaco c’è di mezzo una realtà che in questi giorni inizia a prendere corpo. Tutto parte dalla crisi politica che come un tornado ha, e sta, interessato consiglieri comunali e assessori della coalizione del sindaco Termine. Come è noto, il sindaco ha defenestrato gli assesori Di Paola, Gulotta e Curreri con riflessi sui consiglieri comunali Pd, M5S e Verdi. Il sindaco ha trattenuto l’intoccabile Fabio Leonte (considerato eminenza grigia) che ha mantenuto il seggio di consigliere comunale e i fedelissimi mizzichini Patti, Dimino e Sinagra. In questo contesto di solitudine del sindaco, il centrodestra e le diramazioni dell’opposizione che man mano si sono generate, quale migliore occasione di presentare la mozione di sfiducia al sindaco? I numeri ci sarebbero e anche la benevolenza degli (ex) alleati del sindaco protagonisti del documento politico ormai noto a tutta la città. Un documento che invocava condivisione nella gestione amministrativa, partecipazione, rimodulazione delle deleghe. Ma mentre la conferenza stampa degli ex essessori e dei consiglieri che stanno seduti sui banchi che hanno caratterizzato la coalizione che ha vinto l’elezione amministraiva del 2022 ha espresso senza possibilità di equivoci un forte risentimento difficile da risanare, il centrodestra mostra segni di trasformismo degni della frase dello scienziato Antoine Laurent de Lavoisier (Lascio ai consiglieri del centrodestra l’impegno della ricerca). Il principio dello scienziato, che perse la testa non per una donna ma per quel terribile strumento di morte che ha caratterizzato la Rivoluzione Francese, afferma che la materia non può essere distrutta né creata, ma solo modificata nella sua forma. Nel caso nostro in esame, sembra che dalle parti del centrodestra un gruppetto di consiglieri abbia sostituito la materia nella poltrona consiliare e che essa può essere trasformata in un atteggiamento tale da porre un sostegno al traballante sindaco. Insomma, Rispetto a elezioni anticipate, meglio diventare colomba che restare falco. Meglio assicurarsi ancora 18 mesi di consiliatura che essere costanti con quel che si dice nel corso degli interventi nei Consigli comunali. La paura fa 90 e include la trombatura alle elezioni, specie se anticipate. E mentre negli interventi in aula consiliare ripetono come filastrocca che “la città è in agonia”, la tentazione a rimanere incollati al seggio mette in secondo piano la medesima agonia. Ci sono consilglieri comunali come Ignazio Bivona, Paolo Mandracchia, Calogero Bono, Lorenzo Maglienti, i due indipendenti Blò e Brucculeri, la stessa Carmela Santangelo (almeno nell’ultimo intervento consiliare) che dimostrano fermezza e coerenza nel privilegiare la mozione di sfiducia. Altri consiglieri hanno consigliato al sindaco di dimettersi, ma oltre sembra non vadano. Luca La Barbera ha preso le distanze dalla DC tormentata dal caso Cuffaro. Lo stesso Filippo Bellanca dimostra la volontà di porre fine all’agonia della città causata dalla stasi amministrativa e politica. Gli altri consiglieri comunali sembrano si siano ritirati sull’Aventino. Vorremmo che parte daprte loro ci fosse più chiarezza rispetto agli interventi in aula. Non verso noi che siamo semplici osservatori delle cose della città, ma verso i loro elettori e verso quel “bene della città”di cui abusivamente si parla. Insomma, chiarezza che smentiscano voci che sono sempre più insistenti secondo cui c’è tanta vogli di aggrapparsi ad un salvagente. L’unico salvagente è la trasformazione di falchi a colombe. Basta essere chiari di fronte alla città. Le scelte politiche sono personali, criticabili, ma anche accettabili se alla looro base c’è una motivata articolazione. E se il sindaco accoglie la stampella delle novelle colombe, allora è il caso di rivedere il suo slogan. Anche il “E’ già domani” dovrebbe essere trasformato in “ritorno al passato”. Ovviamente, il nostro giornale è pronto ad ospitare le idee, sul tema in questione, da parte dei consiglieri non citati.