Crisi idrica: a San Marco la vasca fantasma. 500 mila euro e 20 anni di attesa per l’acqua che non c’è

Due anni e mezzo fa un sopralluogo e incoraggianti annunci: ora nessuna più ne parla, né Comune né Aica. Nella zona l’acqua scarseggia, le costose autobotti continuano sfrecciare e la vicenda resta un monito sulla inefficienza delle pubbliche amministrazioni

SCIACCA. Un’opera pubblica nata per risolvere i problemi idrici di Sciacca, ma diventata per anni il simbolo di inefficienza e spreco. La vasca di accumulo idrica del quartiere San Marco, realizzata circa vent’anni fa con un investimento di 500 mila euro, non è mai entrata in funzione. Il motivo? L’impianto, pensato per migliorare l’approvvigionamento in una zona storicamente in difficoltà di approvvigionamento, fu giudicato non idoneo dal gestore dell’epoca, Girgenti Acque.

Solo un paio di anni fa, dopo le proteste da parte dei residenti e del comitato di quartiere, che all’epoca era guidato da Ezio Bono e portava avanti le varie esigenze di una zona affollata in estate ma con tante residenze invernali, l’Azienda Idrica Comuni Agrigentini ha finalmente avviato i lavori per riattivare la vasca. Un sopralluogo congiunto tra Comune e Aica (c’erano il direttore tecnico Francesco Fiorino, il sindaco Fabio Termine e gli assessori dell’epoca Gulotta e Fisco) aveva confermato la possibilità di adattare l’impianto alle esigenze attuali, aprendo così la strada a un utilizzo che potrebbe alleviare i disagi cronici di centinaia di famiglie. Furono pure avviati i lavori di ripristino completo della vasca e della condotta annessa, nonchè la verifica della capacità di distribuzione soprattutto verso le utenze di Maragani che sono le più penalizzate. Dopo anni di approvvigionamento tramite autobotti, i residenti tornarono a sperare in un servizio idrico stabile e dignitoso. Ma poi c’è stato il silenzio: nessuno ha più parlato della vasca di San Marco, nella zona ci sono sempre difficoltà di fornitura idrica, le costose autobotti continuano sfrecciare e la vicenda resta un monito sulle opere incompiute, sulla inefficienza della pubblica amministrazione, sulla necessità di una gestione più trasparente ed efficiente delle risorse pubbliche.