Caos nel Pd, commissione di garanzia senza vertici. Si dimette il presidente Filippo Marciante

L’ultimo colpo di scena nel congresso del Pd sono le dimissioni di Filippo Marciante dalla guida della commissione regionale di garanzia. Nel Pd sempre più caos e l’aggettivo più consono sembra essere “divisivo” anziché democratico
PALERMO- Venti di tempesta sono una costante del Pd, il partito democratico che invece appare sempre più divisivo. Lotte interne dominano la vita del partito. E la celebrazione del congresso regionale fa emergere aspetti nefasti. Alla Commissione regionale di garanzia del Pd si erano rivolti gli orfiniani e i bonacciniani per ottenere l’annullamento del regolamento che ha escluso le primarie e quindi lo stop alle votazioni nei circoli. A Bonaccini fa riferimento il deputato saccense e capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro. Anche il presidente della Commissione regionale di garanzia è saccense, l’avvocato Filippo Marciante che ha ritenuto di dimettersi dall’organismo col rinforzare della tempesta. O per evitare uno scontro duro simile al derby. Marciante e Catanzaro sono entrambi saccensi. Marciante si è dimesso ieri dicendosi «rammaricato e profondamente deluso per il momento che sta attraversando il partito». Nei giorni scorsi la Commissione di garanzia regionale aveva girato alla Commissione di garanzia nazionale i ricorsi ricevuti. Ma a Roma non avevano voluto prendere una decisione rispedendo la palla in Sicilia. Nel frattempo tre dei sette membri, vicini ai ribelli Lupo, Venzia e Rubani, si sono dimessi. A quel punto da Roma hanno scritto a Marciante chiedendo chiarimenti sul numero legale esatto per l’elezione dei nove componenti della commissione regionale. Ma Marciante ha giocato d’anticipo e si è dimesso. Intanto, mancano due giorni alla fine del congresso che celebrerà la rielezione di Anthony Barbagallo, espressione dell’area Schlein. Egli è rimasto il solo candidato in corsa dopo la polemica defezione degli uomini di Bonaccini e Orfini. Altro che partito democratico, sembra quello staliniano.