Bentornato “agrigentocentrismo”. Acqua dissalata solo per Agrigento e acqua pozzi Carboj per tutti

Il dissalatore di Porto Empedocle entra in funzione e al momento servirebbe solo il capoluogo. Intanto Sciacca e il territorio provinciale dipendono dai pozzi Carboj e riemerge il nodo della gestione “agrigentocentrica”.
Il dissalatore di Porto Empedocle è ufficialmente operativo e collegato alla rete pubblica. Dopo i campionamenti dell’Asp che ne hanno certificato la conformità, l’acqua dissalata – attualmente pari a 50 litri al secondo – viene distribuita esclusivamente alla città di Agrigento. Entro metà agosto, l’impianto raggiungerà la piena operatività con una portata complessiva di 96 litri al secondo. Ne ha dato notizia ieri pomeriggio Aica, esaltando il momento e definendolo molto importante per il futuro del servizio idrico nella provincia più assetata d’Italia, dove si perde per strada oltre il 50 per cento dell’acqua erogata.
Nei mesi scorsi, in piena emergenza idrica, era stato completato uno dei pozzi Carboj nel territorio di Sciacca, che garantisce 100 litri al secondo destinati all’intero territorio provinciale. Una distribuzione che appare più equa e coerente con il principio di sistema idrico integrato, che dovrebbe prescindere dal luogo geografico delle sorgenti. La scelta, riferita ieri in una nota ufficiale di Aica, di riservare l’acqua dissalata solo ad Agrigento solleva dubbi e polemiche. Perché il dissalatore, finanziato con fondi pubblici e pensato per affrontare la crisi idrica, non serve anche gli altri comuni della provincia? La risposta ufficiale arriva da Danila Nobile, presidente del CdA di AICA, che nello smentire le voci di un trasferimento di parte della risorsa verso Caltanissetta, ha precisato che la distribuzione sarà definita da ATI AG9 e AICA “sulla base delle priorità territoriali e della situazione emergenziale”. Parole che dovrebbero essere rassicuranti. Tuttavia, la vicenda riporta alla luce un problema storico: la gestione “agrigentocentrica” dei servizi primari, già emersa in passato con la sanità e con Capitale della Cultura. Mentre Agrigento beneficia di un impianto dedicato, Sciacca e gli altri comuni si affidano ai pozzi Carboj, che da mesi sembra siano il fulcro della sopravvivenza idrica per migliaia di cittadini.
Aica ieri ha riferito inoltre che la Regione Siciliana, tramite la cabina di regia e il dipartimento della Protezione Civile, ha stanziato circa 10 milioni di euro per interventi nei comuni gestiti da AICA. Questi progetti, già in fase avanzata, dovrebbero garantire entro il 2025 un incremento di oltre 130 litri al secondo. Ma resta il nodo politico e gestionale: chi decide davvero dove va l’acqua ? E’ un approfondimento che fare, in modo più dettagliato, con la stessa presidente di Aica che da poco si è insediata e che nelle sue prime attività sta dimostrando molta determinazione nell’imprimere una svolta decisiva all’azienda pubblica che tanto viene criticata perchè fino ad oggi non ha affatto migliorato la precedente gestione privata.