Aica verso il baratro: la Regione Siciliana non intende pagare i debiti accumulati negli anni dai Comuni

Il presidente Schifani: “Abbiamo ha più volte garantito la continuità del servizio idrico e sostenuto investimenti significativi, ma non possiamo dare soldi a fondo perduto, non sarebbe giusto nei confronti di altri enti”

La Regione Siciliana non intende far fronte finanziariamente ai problemi dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini. Lo ha detto in modo chiaro il presidente della Regione Renato Schifani: “E’ inaccettabile – dice in una lettera inviata al quotidiano La Sicilia – che le gravi morosità accumulate, negli anni, dai Comuni nei confronti di Siciliacque, e mai saldati da Aica e prima ancora da Girgenti acque, vengano oggi presentate come una criticità imputabili all’amministrazione regionale, con il rischio di poter scatenare un pericoloso odio sociale nei confronti del mio governo”. Schifani ricorda poi che la Regione aveva proposto ad Aica la creazione di un fondo di rotazione ad hoc di 20 milioni di euro per far fronte, nell’immediato, a saldare parte dei 23 milioni di euro di debiti nei confronti di Siciliacque: “I Comuni hanno preferito rinunciare perché avrebbero voluto un finanziamento a fondo perduto – ha aggiunto Schifani – un percorso non praticabile perché istituzionalmente diseducativo nei confronti di tutti gli enti che hanno sempre pagato”. Sulla vicenda il presidente di Aica, Danila Nobile, proprio ieri aveva lanciato l’ennesimo appello accorato alla Regione Siciliana, ricordando che la sua gestione sta lavorando bene per il recupero dei crediti, per combattere l’evasione e per rendere sostenibile il percorso di Aica, chiedendo al governo regionale un concreto aiuto straordinario ed a Siciliaacque di dire di si al piano di rientro porposto. Ma, stando alle parole di Schifani, il destino dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini sembra ormai segnato: “E’ la persistente mancanza di regolarità nei pagamenti da parte dei Comuni e di Aica – dice ancora Schifani – a generare le attuali tensioni finanziarie e operative. La riduzione dell’erogazione idrica paventata da Siciliacque (che chiede 10 milioni di euro entro novembre e poi 700 mila euro al mese ndr) misura prevista dalla normativa e conseguenza diretta dell’enorme esposizione economica accumulata, dovrebbe spingere tutte le amministrazioni coinvolte a un’assunzione immediata di responsabilità”