Pochi 5 mln di metri cubi di acqua presente nelle dighe agrigentine

L’acqua oggi immagazzinata nelle quattro dighe potrebbe rivelarsi insufficiente per rifornire i serbatoi comunali dei paesi posizionati nella parte centrale del territorio provinciale.

L’acqua delle dighe agrigentine destinata ad uso potabile supera di poco i 5 milioni di metri cubi. Il dato è aggiornata alla data del 28 agosto scorso ed è stato fornito dell’Autorità di Bacino della Regione Siciliana che pubblica quotidianamente le cifre che riguardano tutti gli invasi della Sicilia, alcuni dei quali hanno anche uso promiscuo, agricolo e potabile. Considerando che ci troviamo ancora in piena estate, con temperature ancora roventi, l’acqua oggi immagazzinata nelle quattro dighe potrebbe rivelarsi insufficiente per rifornire i serbatoi comunali dei paesi posizionati nella parte centrale del territorio provinciale.

L’aspetto in parte rassicurante è rappresentato dall’entrata in funzione nelle settimane scorse del potabilizzatore dell’acqua marina di Porto Empedocle che permette di immettere nella rete urbana di Agrigento circa 100-120 litri d’acqua al secondo per fronteggiare le numerose perdite delle condutture idriche che somigliano ad un colabrodo.

Sommando i dati, riferiti a 4 giorni fa, si calcola che l’acqua presente si aggira intorno ai 5,5 milioni di metri cubi, utilizzabili dai fruitori. Guardiamo le cifre che si riferiscono al volume utile netto per le utilizzazioni cioè a dire senza il volume morto, la riserva naturale di sicurezza alla base del bacino e l’evaporazione. In provincia di Agrigento sono soltanto due le dighe destinate esclusivamente all’utilizzo potabile: il lago Fanaco di Castronovo di Sicilia che oggi ha 2.427.100 metri cubi e la diga di Piano Leone di Santo Stefano Quisquina che contiene 1.873.000 metri cubi.

Altri due invasi hanno l’uso promiscuo per l’agricoltura e per destinazione civile. Si tratta della diga Castello di Bivona (20 milioni di mc quando è piena), costruita con finalità irrigue per 10 mila ettari di agrumeto, ma con 3 mln trasferiti in un anno all’uso potabile, e dell’invaso Raia di Prizzi destinato all’uso agricolo per le aziende della vallata del Verdura-Magazzolo e con oltre un mln di metri cubi trasferiti a rifornire il serbatoio comunale della città di Corleone. Il Castello ha oggi meno di un milione di metri cubi disponibili, il Raia invece è quasi ai minimi storici con la presenza di alcune centinaia di migliaia di mc.

Non fanno testo i volumi d’acqua immagazzinati nei due laghetti minori, il Gorgo di Montallegro e il Gammauta di Palazzo Adriano, ad est e a nord del territorio, ad uso agricolo quando le piogge consentono di alimentare i torrenti. La situazione generale nella distribuzione idrica provinciale è precaria. E se non piove diventerà drammatica.

di Enzo Minio